Quando la riabilitazione aiuta gli anziani a restare in forze

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Ci sono patologie che richiedono lunghe degenze a letto, particolarmente gravi nell’anziano che rischia di perdere forza e autonomia. La fisioterapia può fare molto.

Conservare l’autonomia nell’anziano è un obiettivo che richiede la collaborazione di varie figure, non ultimo l’anziano stesso, che deve mantenersi in allenamento e seguire stili di vita sani.
Che fare quando, per una patologia acuta, l’anziano necessita di un ricovero ospedaliero che lo costringe a letto per giorni? Queste evenienze mettono a rischio la massa muscolare del paziente, soprattutto se fragile, e la sua autonomia futura, favorendo l’instaurarsi della cachessia e di un declino fisiologico più ampio, che interessa anche la parte cognitiva e psichica.

Occorre quindi agire per scongiurare questa situazione tramite una serie di esercizi da svolgere nel periodo di allettamento. Questo il focus di un recente studio, condotto da un team brasiliano-spagnolo e pubblicato sul Journal of Cachexia, Sarcopenia and Muscle. Si tratta di una rianalisi di un precedente studio, pubblicato su JAMA Internal Medicine nel 2022 (DOI: 10.1001/jamainternmed.2021.7654).

Struttura dell’allenamento

In questa nuova analisi gli autori valutano l’efficacia di un intervento riabilitativo multicomponente a breve termine sulla forza massimale, sulla produzione di potenza muscolare e sulla resistenza muscolare durante l’esecuzione di un compito faticoso. Il tutto in pazienti anziani ospedalizzati.

Non solo. In questo nuovo lavoro il team intende valutare se la progressione dell’intensità degli esercizi proposti si associ alla magnitudine della forza e della potenza muscolare che il paziente riesce a raggiungere. 90 i pazienti coinvolti, di età media 87.73 anni, tutti ricoverati per questioni acute nel reparto di Geriatria dell’Ospedale Universitario di Navarra, in Spagna. I partecipanti sono stati randomizzati per ricevere o meno l’intervento di allenamento fisico. Il gruppo di controllo ha ricevuto un trattamento standard, arricchito da camminate per ristabilire la funzionalità motoria in caso di necessità.

Il gruppo di studio, invece, è stato seguito con un programma formale di allenamento basato su metodo Vivifrail, eseguito in una stanza appositamente attrezzata 2 volte al giorno per 3 giorni di fila. Ogni sessione di allenamento ha durata di circa 20 minuti. Durante la sessione mattutina, supervisionata dallo specialista, i pazienti si concentrano su resistenza progressiva, equilibrio e rieducazione della camminata, mentre durante quella pomeridiana, eseguita in autonomia, eseguono movimenti di estensione e flessione del ginocchio, abduzione dell’anca e rinforzo della presa della mano, oltre a camminare per i corridoi del reparto.

I risultati

Lo studio dimostra che un allenamento progressivo, strutturato e personalizzato permette di migliorare funzionalità e forza muscolare, di fatto proteggendo i pazienti dal rischio di cachessia. Per dare qualche riferimento, al momento delle dimissioni i pazienti del gruppo di studio potevano sopportare 19 kg in più alla pressa per gambe e alla panca.

Ottimi i risultati anche per la forza propulsiva, migliorata di 9,3 W, e per il picco di forza, cresciuto di 18,8 W in presenza di carichi inferiori al 30% di 1RM. Infine, il picco di forza muscolare durante 10 ripetizioni è migliorato di 20,8 W. Si potrebbe dire che i pazienti escono dall’ospedale in una condizione fisica migliore di quando vi sono entrati. Il metodo potrebbe essere implementato nella pratica clinica.

(Lo studio: Cadore EL, Izquierdo M, Teodoro JL, Martínez-Velilla N, Zambom-Ferraresi F, Moriguchi EH, Sáez de Asteasu ML. Effects of short-term multicomponent exercise intervention on muscle power in hospitalized older patients: A secondary analysis of a randomized clinical trial. J Cachexia Sarcopenia Muscle. 2023 Nov 21. doi: 10.1002/jcsm.13375. Epub ahead of print. PMID: 37989600)