Quali fattori influenzano il ritorno allo sport in pazienti operati per scoliosi?

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La scoliosi idiopatica colpisce circa il 3% della popolazione, 7 volte su 10 è a carico di ragazze ed è grave nello 0,5‰ della popolazione.
La scoliosi infantile, invece, colpisce più i maschi, ha esordio entro i primi tre anni di vita e, pur essendo rara, è quasi sempre più aggressiva.
Si è osservato che una terapia conservativa, basata su programmi di riabilitazione individuali e sull’uso di un corsetto adeguato al proprio grado di scoliosi, consente di rallentare la progressione della malattia e spesso di migliorarla.

L’obiettivo è raggiungere la fine della crescita ossea con un angolo di Cobb basso, così da ridurre il rischio di sviluppo di gravi disabilità nella vita adulta. In alcuni casi, tuttavia, questa terapia conservativa non è sufficiente ed è necessario intervenire chirurgicamente. Al momento non esiste un protocollo standard a livello internazionale per la cura della scoliosi: le scuole di pensiero sono ancora tante. Di norma si tende a operare quando la curva scoliotica supera i 45° Cobb.

È facile che, al sopraggiungere della scoliosi, il giovane paziente sia attivo dal punto di vista sportivo, magari anche con una pratica agonistica. La pratica sportiva è consigliata ai pazienti con scoliosi, perché rinforza la muscolatura e, quindi, stabilizza la colonna stessa.
Qual è la sorte degli sportivi con scoliosi che devono affrontare un intervento chirurgico correttivo?

Uno studio retrospettivo dell’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, altro centro esperto nel trattamento della scoliosi, prende in esame proprio il ritorno allo sport di ragazzi sottoposti a fusione spinale posteriore per correggere la curva della colonna. 112 i pazienti inseriti nello studio, di età compresa tra i 12 e i 18 anni, con un angolo di Cobb preoperatorio di 64.4 ± 14.12° e scoliosi classificata, secondo Lenke, in tipo 1 (50%), tipo 3 (14.3%) e tipo 6 (17.6%). Tra i tanti sport praticati dal campione preso in esame, i più frequenti sono danza (39.2%), nuoto (35.7%) e ginnastica (28.6%). 23 pazienti, addirittura, praticavano più di uno sport prima dell’intervento. Dopo un periodo di follow up medio di 50.3 mesi, il 67.8% dei pazienti è riuscito a tornare a praticare il proprio sport del cuore. Tra coloro che hanno smesso, alcuni hanno dichiarato di sentirsi deboli, mentre altri hanno ammesso di essere stati consigliati a farlo dai genitori o dal pediatra.

Per individuare eventuali fattori predittivi questo ritorno in campo, per così dire, gli autori hanno diviso il campione in due, chi è tornato a praticare e chi no, mettendoli poi a confronto. Si è così visto che alcune caratteristiche rendono più probabile il ritorno allo sport: una più giovane età, un angolo di Cobb non troppo elevato e l’essere affetto/a da un tipo di scoliosi di Lenke di grado basso. Gli autori sottolineano la necessità di ripetere lo studio in modo prospettico, per confermarne i risultati.

Come si evice dallo studio, inoltre, esiste anche un problema culturale nell’abbandono dello sport dopo una fusione spinale in giovani pazienti con scoliosi. D’altronde, le conoscenze che si hanno in merito alla scoliosi e a cosa sia più efficace nel trattarla sono in continua evoluzione: fino a non moltissimi anni, per fare un esempio, fa lo sport era sconsigliato. Oggi viene caldeggiato.

Inoltre, sempre più realtà si stanno convincendo che l’uso di un corsetto rigido H24 è essenziale per correggere le deformazioni della colonna, anche se non sempre è ben accettato. Per far crescere il grado di compliance tra i pazienti, è infatti necessario creare una complicità con il paziente e la sua famiglia, lavorando quindi in una dimensione anche relazionale e non solo tecnica. Occorre quindi dimostrare chiarezza e, al tempo stesso, comprensione ed empatia. Ciò consente lo sviluppo di un clima di fiducia che porta la famiglia a coalizzare con il team terapeutico e a lavorare insieme per il bene del paziente/figlio.

Parlando di interventi chirurgici per correggere angoli di Cobb troppo elevati, c’è chi inizia a sperimentare un uso massiccio del corsetto al posto dell’intervento chirurgico: accade, per esempio, presso l’Istituto Scientifico Italiano Colonna Vertebrale – ISICO che ha provato a trattare con il corsetto rigido pazienti con curve molto accentuate perché si opponevano all’intervento… ottenendo un successo terapeutico davvero interessante.

(Lo studio: Ruffilli A, Barile F, Viroli G, Manzetti M, Traversari M, Ialuna M, Bulzacki Bogucki BD, Faldini C. Return to sport after posterior spinal fusion for adolescent idiopathic scoliosis: what variables actually have an influence? A retrospective study. Spine Deform. 2022 Jun 20. doi: 10.1007/s43390-022-00535-3. Epub ahead of print. PMID: 35723854)

Stefania Somaré