Pseudoartrosi, un ambulatorio per il trattamento

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Da sinistra, il dott. Alexander Meersseman e il prof. Riccardo Accetta

Una complicanza rara delle fratture che ora verrà trattata in un ambulatorio dedicato e ad alta specializzazione presso l’Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano (Gruppo San Donato).
La pseudoartrosi è un’alterazione dei processi spontanei di guarigione di una frattura che interessa principalmente tibia, ulna, omero, scafoide carpale e quinto metatarso: in queste aree la vascolarizzazione è scarsa e la frattura ne compromette ulteriormente il flusso sanguigno.

I principali fattori di rischio sono correlati all’età del paziente, a patologie come diabete e neuropatie, al fumo, all’uso di alcuni farmaci (per esempio, FANS e cortisonici), ad alterazioni metaboliche o difetti nutrizionali, a cui si sommano le specifiche caratteristiche della frattura (tipologia, localizzazione, danni ai tessuti, perdita ossea ecc.), che possono rendere il quadro generale più o meno complesso.
Nonostante il corretto trattamento delle fratture, in alcuni casi (2-3%) si va incontro a pseudoartrosi e ciò significa che alla base di tale complicanza esistono meccanismi patogenetici ancora sconosciuti.

L’ambulatorio dell’Irccs Galeazzi mira a individuare, classificare e trattare tutte le tipologie di pseudoartrosi: atrofiche (tipiche dell’arto superiore), ipertrofiche (legate all’instabilità meccanica) e avascolari (caratterizzate da mancanza di vascolarizzazione).

Accanto ai trattamenti più noti e in uso per la cura di questa patologia – come il trattamento conservativo mediante terapie fisiche (onde d’urto focalizzate e campi elettromagnetici pulsanti) e il trattamento chirurgico che si avvale di tecniche diverse, come la fissazione esterna e la fissazione interna – il Galeazzi rivolgerà l’attenzione alle biotecnologie.

«L’idea di creare un ambulatorio dedicato esclusivamente alla cura della pseudoartrosi nasce dalla volontà di affiancare ai trattamenti tradizionali le più sofisticate biotecnologie», afferma il dottor Alexander Meersseman, coordinatore dell’ambulatorio e chirurgo ortopedico dell’UO di Traumatologia diretta dal prof. Riccardo Accetta.

«La medicina rigenerativa sta rinnovando l’ortopedia in modo inarrestabile, proponendo soluzioni sempre più mirate e mininvasive. Tra queste l’uso di cellule midollari prelevate dalla cresta iliaca del paziente mediante ago aspirato, oppure l’uso di gel piastrinico derivato dal siero del soggetto, infine l’utilizzo delle cellule staminali mesenchimali che hanno il potere di secernere fattori trofici indispensabili per i processi riparativi dell’osso».