Protesi con sensore incorporato per monitoraggio a distanza

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L’impianto di una protesi di ginocchio è l’inizio di un percorso che prevede poi la riabilitazione e il follow-up del paziente per verificare che l’intervento abbia sortito gli effetti desiderati.
Nella fase postoperatoria del percorso terapeutico il paziente deve recarsi in ospedale o in ambulatorio per visite di follow-up, ma poco si sa di ciò che succede tra un incontro e l’altro. Interessante sarebbe poter monitorare a distanza gli avanzamenti di ogni paziente.

Peter Sculco e Fred Cushner, chirurghi ortopedici dell’Hospital for Special Surgery (HSS) di New York, hanno impiantato la prima protesi di ginocchio dotata di sensore intelligente che può misurare il numero di passi effettuati dal soggetto, la velocità di camminata, il range of motion e altri indicatori di interesse. Si tratta di un avanzamento nell’ambito del monitoraggio a distanza dei pazienti che porterebbe vantaggi anche alle strutture ospedaliere che, da una parte potrebbero utilizzare meglio le risorse a propria disposizione e dall’altro potrebbero aumentare i dati a propria disposizione a fini di ricerca, il sensore potrebbe infatti generare un database di big data da sfruttare anche per la creazione di algoritmi di intelligenza artificiale, utili per esempio per capire qual è il miglior protocollo per un dato paziente, ma non solo. Questo sensore, autorizzato ad agosto 2021 dalla Food and Drug Administration, registra i dati e li invia wireless a una personal base station posizionata fuori dal domicilio, permettendo al medico di monitorare attivamente il recupero del paziente basandosi su dati reali e oggettivi e non solo su qualche score misurato al momento della visita, che comunque può essere mantenuta se necessario.

Il dott. Sculco spiega: «questo strumento può essere utile soprattutto nelle prime settimane dopo l’intervento: è il periodo in cui un paziente deve lavorare di più per il proprio recupero e qualsiasi deviazione dal percorso può portarlo sulla strada sbagliata, rallentando il recupero. È fondamentale individuare per tempo i pazienti che non stanno migliorando in modo da poter intervenire tempestivamente, magari modificando il piano di terapia fisica individuale, oppure stimolandone l’aspetto motivazionale, o ancora suggerendo l’uso di antinfiammatori o del ghiaccio per ridurre il dolore».

È chiaro che intervenire presto su un paziente che non sta seguendo il proprio percorso postintervento ne garantisce un buon recupero e riduce il rischio che torni dal chirurgo per problematiche successive. Dal punto di vista tecnico, questo sensore è fatto dei materiali già utilizzati per i device cardiaci e per tutto il primo anno dopo l’intervento registra i dati. Il monitoraggio del paziente può però durare anche di più, dato che la batteria del sensore può funzionare per 10 anni.

Stefania Somaré