Tra le lesioni che possono avvenire a carico del ginocchio, una delle più comuni è quella del legamento crociato anteriore (LCA), lesione che presenta una incidenza di 68,6 casi ogni 100.000 abitanti l’anno. Diversamente da altre affezioni del ginocchio, in questo caso si parla di una condizione che interessa prevalentemente i giovani sportivi, in particolare impegnati in attività che richiedono continui salti, torsioni e cambio direzione, come per esempio il calcio, il basket, la pallamano, la pallavolo e sci.

Le donne sportive sembrano essere maggiormente predisposte dei colleghi uomini. Solo nel 30% dei casi circa la lesione deriva da un contatto diretto con un avversario o un oggetto: molto più frequentemente è proprio il movimento improvviso del ginocchio a determinare la tensione che porta alla lesione.

Esistono poi fattori di rischio che possono aumentare la possibilità di incorrere in una lesione di LCA, alcuni di carattere intrinseco ed altre estrinseche. Tra i primi troviamo caratteristiche anatomiche del ginocchio, come quella in valgo, il peso corporeo del soggetto, la ridotta forza muscolare o la presenza di deficit neuromuscolari e anomalie biomeccaniche. Anche l’aver già subito una lesione simile è un fattore di rischio intrinseco.

Tra le cause estrinseche si trovano, invece, la qualità del terreno di gioco, l’uso di scarpe inadeguate e il livello di competizione. Questi ultimi fattori possono essere modificati per ridurre il rischio di lesione.

Gli sportivi ricorrono spesso alla chirurgia

Un ginocchio con lesione al LCA è dolente, gonfio, fatica a sostenere il peso del soggetto e presenta delle limitazioni funzionali, tutte caratteristiche che rendono il gesto sportivo difficile. Per questo negli sportivi, ancor più se giocano ad alti livelli, la procedura standard è l’intervento chirurgico, meglio se preceduto da una fase di riabilitazione pre-operatoria, atta a ridurre il gonfiore e ristabilire alcuni movimenti articolari, e da una post-operatoria, graduale.

Altro aspetto da prendere in considerazione è il dolore post-operatorio che può essere gestito con una terapia farmacologica affiancata alla crioterapia, capace di ridurre anche l’infiammazione dei tessuti.

A tal proposito, un recente studio pakistano (A comparison of continuous cold flow and compression device and traditional icing regimen and no icing following anterior cruciate ligament reconstruction: A pilot study), pubblicato su Journal of the Pakistan Medical Association, propone di sostituire l’uso del ghiaccio con un device compressivo che apporta anche un flusso freddo continuo, il physiolab.

Per verificare l’efficacia del sistema gli autori hanno coinvolto 30 pazienti, dividendoli casualmente in 3 diversi gruppi: quello di studio, che ha usato physiolab; quello di confronto, che ha usato il ghiaccio; quello di controllo, che non ha ricevuto nessuna forma di crioterapia. 

I risultati

Gli autori hanno sottoposto i pazienti a una serie di indagini per individuare l’intensità del dolore, circonferenza degli arti, valore di Oxford Knee Score e di un questionario a 12 domande, prima e dopo l’intervento. Ciò che hanno osservato è una netta riduzione del dolore a 2 e 6 settimane dall’intervento in tutti i gruppi.

Inoltre, se si considerano solo i soggetti dei gruppi di studio e di confronto, si nota una differenza significativa nella circonferenza dell’arto, che risulta inferiore in quello di studio, a dimostrazione de fatto che il device rende più rapida la riduzione del gonfiore dopo l’intervento.

Allo studio hanno partecipato il Jinnah Medical and Dental College di Karachi e tre ospedali: AO Hospital di Karachi e il Lady Reading Hospital di Peshawar.

Studio: Butt U, Iqbal J, Shah IA, Khan ZA, Vuletic F, Mohsin A. A comparison of continuous cold flow and compression device and traditional icing regimen and no icing following anterior cruciate ligament reconstruction: A pilot study. J Pak Med Assoc. 2024 Jan;74(1):114-117.