«Ferme restando le competenze dei laureati in medicina e chirurgia in materia di atti complessi e specialistici di prevenzione, diagnosi, cura e terapia, con accordo tra Governo e Regioni, previa concertazione con le rappresentanze scientifiche, professionali e sindacali dei profili sanitari interessati, sono definiti i ruoli, le competenze, le relazioni professionali e le responsabilità individuali e di équipe su compiti, funzioni e obiettivi delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, tecniche della riabilitazione e della prevenzione, anche attraverso percorsi formativi complementari. Dall’attuazione del presente comma non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica». Queste le parole del comma 566 della Legge di Stabilità che, di fatto, aprono la porta a nuovi percorsi formativi e a una ridefinizione delle professioni sanitarie, in particolare infermieri, ostetriche e tecnici della riabilitazione, all’interno delle strutture sanitarie. Un comma che ha inizialmente fatto non poco arrabbiare i medici, sollevando invece il consenso della controparte, che si è subito rivolta con una lettera al ministro Lorenzin chiedendo che il comma venga fatto rispettare da subito. Tra i firmatari, anche il Conaps, rappresentante di tutte le ventidue professioni sanitarie italiane.