Piede pronato, perché in alcuni pazienti i plantari sono inefficaci?

Non è chiara l’incidenza in adulti e bambini del piede pronato, condizione determinata da un collasso della volta plantare e da una conseguente caduta verso l’interno del piede e l’esterno del calcagno.

Quando eccessivamente sviluppata, questa condizione determina una serie di adattamenti nell’arto inferiore, come la rotazione interna della gamba, del ginocchio e della coscia e una deformazione in valgo del ginocchio.

Ne deriva un aumentato rischio di sviluppare disturbi come dolore patellofemorale e artrosi di ginocchio, legate a un aumento del momento di adduzione del ginocchio (KAM) a sua volta causato proprio dalla pronazione.

Una delle strategie di intervento per compensare il piede pronato e ridurre gli effetti biomeccanici sull’arto inferiore è l’uso di plantari su misura con cuneo laterale: la letteratura suggerisce però che questo intervento non è sempre efficace. Date queste premesse, un team composto da ricercatori statunitensi, brasiliani e britannici ha cercato di capire quali siano le variabili in gioco.

I parametri evidenziato come importanti

Allo studio hanno partecipato 25 pazienti di età compresa tra 18 e 50 anni, BMI inferiore a 30 kg x m-2, indice di postura del piede maggiore/uguale a 6 per entrambi i piedi, misura di scarpe compresa tra il 37 e il 44,5.

I pazienti hanno camminato indossando un plantare piano, per controllo, o con un plantare con cuneo per il supporto media dell’arco: nel mentre, gli autori hanno misurato gli angoli dell’arto inferiore e i momenti esterni del ginocchio. Come prima cosa sono stati individuati i partecipanti che rispondono all’uso del plantare correttivo e quelli che invece non lo fanno.

Confrontando le caratteristiche dei due gruppi, gli autori sono riusciti a individuare alcuni aspetti comuni. Per esempio, i pazienti che non vedono miglioramenti biomeccanici conseguenti l’uso del plantare presentano una più piccola alterazione in varo dell’avampiede, un picco di torsione interna passiva più grande del mesopiede e una maggiore rigidità, misurata dal torsimetro.

Esistono anche aspetti che si delineano solo durante il passo. Per esempio, non rispondono al plantare i soggetti che, quando camminano, presentano picchi angolari inferiori per l’eversione dell’avampiede, per la rotazione esterna dell’avampiede, per l’eversione del retropiede, per l’adduzione del ginocchio, per la rotazione esterna dell’anca e la rotazione interna dell’anca.

I suggerimenti degli autori

Premettendo che lo studio è piccolo, con un campione davvero minimo di partecipanti, e che quindi sarebbe opportuno ripetere l’analisi su un maggior numero di soggetti, gli autori suggeriscono ai clinici di tenere conto degli aspetti evidenziati prima di decidere se prescrivere o meno il plantare o, quantomeno, di seguire con maggior attenzione i pazienti con certe caratteristiche per verificare se il plantare sia o meno efficace.
Gli stessi autori comunque suggeriscono cautela, consapevoli dell’importanza d’indagare ulteriormente gli aspetti toccati in questo studio.

Studio: Magalhães FA, Souza TR, Trede R, Araújo VL, Teixeira JPMP, Richards J, Fonseca ST. Clinical and biomechanical characteristics of responders and non-responders to insoles in individuals with excessive foot pronation during walking. J Biomech. 2024 Jun 10;171:112182. doi: 10.1016/j.jbiomech.2024.112182. Epub ahead of print. PMID: 38875833