Grazie alla continua ricerca nel settore, la qualità delle protesi di arto disponibili in commercio è cresciuta molto negli ultimi anni. A queste vanno aggiunti i prototipi ancora in fase di studio o di prossima commercializzazione.
Nel complesso esistono ancora limitazioni all’uso delle protesi più avanzate, il che può tradursi nell’abbandono del dispositivo da parte del paziente. Tra queste limitazioni vi è, per esempio, la percezione che un oggetto sia troppo lontano quando lo si voglia raggiungere con un arto protesico o, ancora, la sensazione che la protesi pesi troppo. Si tratta in realtà di una percezione, dato che di solito le protesi di arto inferiore pesano meno della metà dell’arto nativo, eppure è un problema che si oppone alla ripresa del passo da parte di chi lo vive.

Come mitigare questa sensazione limitante?
Un team di ricerca del Laboratorio di Neuroingegneria del Dipartimento di Scienze della Salute e Tecnologia dell’Istituto per la Robotica e i Sistemi Intelligenti di Zurigo ha pensato di puntare sul recupero di un corretto feedback sensoriale utilizzando una stimolazione intraneurale mediata da elettrodi impiantabili Preatoni et al., Lightening the Perceived Prosthesis Weight with Neural Embodiment Promoted by Sensory Feedback, Current Biology (2020), https://doi.org/10.1016/j.cub.2020.11.069.
Il sistema è composto da varie parti tra loro collegate. Sensori indossabili misurano in tempo reale la forza esercitata dall’amputato sotto il piede prostetico, i dati acquisiti vengono quindi convertiti da un apposito microprocessore e inviati agli stimolatori elettrici, che a loro volta agiscono sugli elementi che evocano la percezione somatosensoriale dell’arto fantasma.

Il sistema è stato testato su pazienti con amputazioni transfemorali.
Gli autori hanno verificato che il feedback sensoriale consente di ridurre del 23% il peso percepito della protesi, il che si traduce in una maggiore percezione che la gamba sia propria e in una maggiore sicurezza durante il cammino.
Gli autori hanno quindi osservato gli effetti del sistema sulla velocità e sulla qualità del passo nell’esecuzione di un doppio compito, per esempio camminare e parlare contemporaneamente. Gli esiti sono positivi e suggeriscono un’integrazione cognitiva del sistema di feedback sensoriale.
Lo studio conferma l’importanza di avvicinare quanto più possibile la percezione della protesi a quelle dell’arto nativo per favorirne una buona integrazione nel corpo del paziente e quindi una maggiore soddisfazione.

Stefania Somaré