Ortesi per paralisi cerebrale infantile: attenzione alle prescrizioni

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«L’utilizzo delle ortesi nei casi di PCI», sottolinea Pier Francesco Costici, direttore del reparto di Neuro-Ortopedia dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, «come l’uso di farmaci e della chirurgia ortopedica e neurologica, va inserito nel trattamento riabilitativo a seconda delle esigenze del paziente, ricordandosi che non sostituisce la riabilitazione, anche se in alcuni casi la facilita. Per quanto riguarda l’ortesi, la prescrizione va ben ponderata in quanto, nonostante i possibili benefici, non bisogna limitare troppo la motilità attiva del paziente. Ovviamente, la prescrizione di un’ortesi richiede esperienza, competenza e soprattutto la necessità di un approccio multidisciplinare al paziente affetto da PCI, dove ogni figura professionale, terapista, neuroriabilitatore, chirurgo ortopedico e tecnico ortopedico possano portare le loro competenze confrontandosi tra loro».

Vi è un’ultima domanda: ma questi prodotti sono inseriti nel Nomenclatore Tariffario? Risponde Sergio Carpenteri del Centro Ortopedico Essedi: «la maggior parte dei tutori presentati, che sono solo una parte di quelli disponibili per la PCI, sono erogati dal Sistema Sanitario Nazionale. Certo, il mancato aggiornamento del NT, e lo stato di crisi dei pagamenti da parte della Sanità Statale, fanno sì che per avere alcuni tutori fatti di nuovi materiali ultraleggeri si debba integrare una extratariffa da parte dell’assistito. Sicuramente il Nomenclatore Tariffario delle protesi non va di pari passo con l’aggiornamento tecnologico, penalizzando i pazienti e il settore tecnico. Una realtà di cui abbiamo già discusso in altre occasioni. È altrettanto vero, però, che negli ultimi anni sono subentrati molti trattamenti e prodotti “alternativi” che, secondo il mio modesto parere, devono essere vagliati da commissioni di medici specialisti per evitare sprechi di danaro pubblico, ma soprattutto false illusioni di guarigione. Lo studio preventivo di tutti i trattamenti in uso è essenziale, rafforzando le cure che meglio si addicono a questa patologia, tutte però dimostrabili dagli attuali standard scientifici». Un richiamo al rigore e alla verifica dei risultati che ogni operatore in ambito sanitario dovrebbe fare proprio.

Stefania Somaré