Nomenclatore: «si vede la buona volontà, ma in questa forma non può passare»

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MT AgatiIn questi mesi il governo sta lavorando al tanto atteso aggiornamento del Nomenclatore Tariffario, per il quale ci sarebbe già un testo provvisorio. Testo che non soddisfa più di un’associazione di categoria e non solo. In effetti, «nonostante l’evidente sforzo del Ministero per ridefinire le categorie del Nomenclatore e inserire nuove tipologie di prodotti per ampliare i bisogni a cui dare risposta, ci sono alcuni aspetti del documento che dovrebbero essere modificati, soprattutto quando danno indicazioni tecnicamente in contraddizione tra loro, o difformi rispetto alle normative europee in materia di dispositivi medici», afferma Maria Teresa Agati (nella foto), membro della Direzione dell’Associazione Luca Coscioni e presidente del Centro Studi e Ricerche Ausili Tecnici per persone disabili di Confindustria. Spiega meglio Agati: «il Dpcm in questione si propone di offrire agli assistiti la disponibilità di un’ampia gamma di modelli idonea a soddisfare specifiche esigenze degli assistiti, ma ciò è tecnicamente impossibile se si decide che le acquisizioni degli ausili di serie da parte del avvengano indiscriminatamente attraverso bandi di gara, che per definizione identificano un unico prodotto tra quelli che partecipano al bando stesso. Un aspetto di cui ho già parlato con Consip. Ma vi è un altro problema: l’attuale testo del Dpcm indica che, per effettuare adattamenti in grado di adeguare l’ausilio alle necessità dell’utente, un tecnico terzo rispetto al produttore possa (debba?) intervenire con modifiche anche strutturali sull’ausilio: fatto inaudito perché va contro la normativa sulla marcatura Cee. Infine, un altro aspetto da sottolineare è che il Dpcm concede la possibilità di scegliere l’erogatore delle prestazioni di assistenza protesica solo a chi necessita di ausili su misura, in piena contraddizione con quanto stabilito dal decreto legislativo n. 502/99, titolo IV – Diritti dei cittadini, art. 14, comma 6 che recita: “l’esercizio del diritto di libera scelta del medico e del presidio di cura deve essere assicurato e favorito per tutti i cittadini, senza alcuna discriminazione”. Per queste ragioni, se il testo verrà pubblicato in questa forma, sarà doveroso porre in atto tutte le azioni utili a correggerne le improprietà».

Stefania Somaré