Esistono diverse tipologie di protesi totali di ginocchio (TKA, total knee arthroplasty), alcune più indicate di altre per favorire l’equilibrio statico e dinamico del paziente. Per esempio, la protesi con perno mediale dovrebbe essere più efficace di quella con stabilizzazione posteriore in questo contesto. La prima è stata progettata negli anni ’90 per assecondare la cinematica del ginocchio, mentre la seconda ha un design risalente al 1978 e mima la conformazione anatomica dell’articolazione.
Tuttavia, spesso i pazienti soffrono di deficit del passo dopo una artroplastica totale di ginocchio e non è chiaro se ciò sia legato o meno alla protesi stessa.
Un team di ricerca cino-australiano ha quindi condotto uno studio ad hoc, utilizzando dei sensori indossabili per valutare l’equilibrio dinamico e statico di pazienti sottoposti a TKA in un setting clinico. 38 in tutto i pazienti coinvolti: 20 con stabilizzazione posteriore e 18 con perno mediale. Inoltre, gli autori hanno inserito anche 19 pazienti asintomatici come controllo. I soggetti sono stati tutti osservati a un anno dall’intervento per valutarne dolore, rigidità articolare, funzionalità fisica, equilibrio statico, mobilità e stabilità del passo.
I primi aspetti sono stati misurati utilizzando l’indice WOMAC – Western Ontario and McMaster Universities Osteoarthritis Index, mentre gli altri sottoponendo i pazienti al near tandem stance test, al timed-up-and-go test e al 6 minute walk test mentre indossavano due sensori: uno a livello lombare e uno sulla testa. Il primo sensore è stato fissato con una cintura più o meno all’altezza di L5, mentre il secondo a un elmetto di plastica, così da stare in cima al cranio. Entrambi i sensori misuravano la velocità angolare e l’accelerazione nelle tre dimensioni.
Il confronto tra i risultati ottenuti sui pazienti operati e quelli di controllo mostra che l’intervento lascia strascichi di dolore e rigidità in tutti i soggetti sottoposti a TKA, insieme a ridotta mobilità, maggiore variabilità del tempo di falcata e difficoltà di equilibrio.
In definitiva, lo studio non individua grandi differenze tra le due tipologie di protesi utilizzate.
Tuttavia, lo studio si poneva anche un secondo obiettivo: capire se si possano utilizzare sensori indossabili in ambito clinico per valutare gli esiti di una TKA. Questo obiettivo ha dato esiti certi: gli autori confermano infatti che il sistema di sensori è efficiente per valutare, direttamente in clinica, la qualità della mobilità e l’equilibrio dei pazienti. Il tempo medio per registrare i dati necessari è infatti di soli 20 minuti, comprese le pause tra i vari test.
Inoltre, i partecipanti allo studio non hanno dichiarato fastidi dovuti all’indossamento dei sensori. Tuttavia, l’elmetto di plastica può risultare un po’ lasso in soggetti con una circonferenza del cranio inferiore alla media: per ovviare a questo problema, si può pensare a un sistema per stringere l’elmetto quando necessario. Indossare un elmetto troppo largo può infatti distrarre i soggetti dai test di movimento.
Essendo uno studio pilota, i risultati ottenuti devono essere confermati, possibilmente da uno studio randomizzato controllato. Sono gli stessi autori a sottolinearlo. L’idea è di estendere il periodo di follow up dei pazienti coinvolti a 2 anni, oltre a quello di aumentare il campione di studio.
(Lo studio: Lo CWT, Brodie MA, Tsang WWN, Lord SR, Yan CH, Wong AYL. Pain, balance, and mobility in people 1 year after total knee arthroplasty: a non-randomized cross-sectional pilot study contrasting posterior-stabilized and medial-pivot designs. Pilot Feasibility Stud. 2022 Jun 28;8(1):131. doi: 10.1186/s40814-022-01094-0. PMID: 35765113; PMCID: PMC9238077)
Stefania Somaré