Presso l’Unità Operativa di Ortopedia dell’Ospedale Morgagni – Pierantoni di Forlì, diretta dal dottor Roberto Casadei, si utilizza la Medicina Rigenerativa per il trattamento di fratture articolari e periarticolari, in particolare di caviglia.

Di recente da questa esperienza è nato uno studio (Lughi M, Campagna A, Purpura V, Bondioli E. A New Treatment for the Reconstruction of the Medial Compartment of the Ankle: The Combined Use of Biological Materials. Joints. 2021 Jun 18;7(4):228-232. doi: 10.1055/s-0041-1730380. PMID: 34235391; PMCID: PMC8253609), il cui primo autore, il dott. Marcello Lughi, spiega: «le fratture soprattutto se articolari e periarticolari, sono frequentemente associate a esiti invalidanti funzionali e clinici e al dolore cronico.
In particolare, le lesioni con perdita di tessuto osseo, legamentoso e/o tendineo in cui non si ottiene il pieno recupero dell’area della ferita sono le peggiori condizioni anatomiche/patologiche da guarire.
In questo studio, sono stati utilizzati tre diversi materiali biologici come approcci rigenerativi per ricostruire la frattura del malleolo mediale della caviglia in cui si verifica la perdita di tessuto osseo, legamentoso e tendineo.
In particolare, il tessuto osseo umano morcelizzato è stato combinato con il derma umano decellularizzato, entrambi aumentati con plasma omologo ricco di piastrine. Lo studio di risonanza magnetica con mezzo di contrasto al follow-up ha mostrato un segnale compatibile con la vascolarizzazione del tessuto senza segni di degenerazione. Il nostro nuovo approccio rigenerativo in cui diversi materiali biologici sono stati combinati insieme ha mostrato una buona scelta di trattamento per la ricostruzione dell’esito non riparabile di una frattura».

Lo studio è stato condotto su una donna di 38 anni con frattura multiframmentata di malleolo e con una storia clinica ben riportata nello studio stesso: incorsa in un incidente e trattata in prima istanza in modo conservativo, con esiti che sembravano ottimali.
Durante il periodo riabilitativo, però, la caviglia ha iniziato a fare male e a gonfiarsi. Presa in carico dall’équipe del dott. Lughi, la paziente è stata quindi trattata con una tecnica di medicina rigenerativa, in collaborazione con medici e biologi della Banca della Cute dell’Emilia-Romagna, diretta dal dott. Davide Melandri, che afferisce al Centro Grandi Ustionati della Dermatologia dell’Ospedale Bufalini di Cesena.

In particolare, la Banca ha preparato i Patch di Derma da cadavere (allopatch). Riprende il dottor Lughi: «da alcuni anni utilizzo anche unità di H-PRP, ovvero concentrati piastrinici omologhi, emocomponente che richiediamo al laboratorio di Pievesestina tramite il centro trasfusionale di Forlì. Credendo molto, infatti nel ruolo di “impalcatura”, o scaffold, dell’allopatch, una matrice dermica acellulare e in quello di stimolo biologico del concentrato piastrinico, li utilizzo da anni per risolvere patologie croniche tendinee.
In particolare, ho una casistica discreta di trattamento di lesione cronica misconosciuta del tendine d’Achille ove è necessario un opportuno stimolo meccanico/biologico».

Nel caso della paziente, queste cellule sono state utilizzate, come visto, insieme all’allopatch, ottenendo esiti postivi: la caviglia è infatti guarita e stabile.

Stefania Somaré