Tra i possibili interventi terapeutici per ridurre il sintomo doloroso nella lombalgia cronica c’è anche la stimolazione transcutanea del nervo vago non invasiva (tVNS).
Il nervo vago ricopre, infatti, un importante ruolo nella regolazione della neuroinfiammazione, modulando le vie serotoninergiche e quelle noradrenergiche.
La tVNS si è dimostrata efficace nel trattamento dell’emicrania, per esempio, e in quello della fibromialgia, per questo alcuni team di ricerca ne hanno studiato anche l’efficacia nel mal di schiena cronico, problema che affligge tra il 60% e il 70% degli individui che abitano i Paesi sviluppati e che, in molti casi, non trova una risoluzione definitiva.
Di recente un team egiziano ha pubblicato su BMC Musculoskeletal Disorders una revisione di letteratura che ricorda come non vi siano chiare evidenze che la tecnica sia efficace sul mal di schiena, raccomandando quindi l’esecuzione di studi di maggior qualità. La mancanza di evidenze chiare suggerisce di non utilizzare la tecnica, dal momento che ne esistono di più efficaci e supportate dalla letteratura.
Tuttavia, questa conclusione generica merita un appunto: la stimolazione ha effetti positivi sul dolore e può essere usata in associazione ad altri strumenti che, magari, ottengono maggiori esiti sulla disabilità e la capacità di movimento. Ma vediamo cosa racconta questa revisione.
Esiti della revisione
Gli autori sono partiti da 6 diversi database, individuando un pool iniziale di 1084 studi potenziali da prendere in considerazione. Dopo i vari passaggi di lettura e analisi dei contenuti, sono solo 6 gli studi inclusi nel lavoro, tutti randomizzati e basati su un campione di 20-22 pazienti, di età compresa tra i 18 e i 55 anni.
La stimolazione è stata effettuata in tutti gli studi una ventina di minuti al giorno per 2 settimane consecutive. Solo 3 di questi studi non presentano rischi di bias, mentre gli altri hanno un rischio da moderato ad alto, il che riduce la qualità dei loro risultati.
Interessante osservare che in tutti gli studi inclusi la tVNS porta a una riduzione del dolore lombare, a un miglioramento della qualità di vita, a un rinforzo della muscolatura posteriore e a maggiori capacità funzionali. Tuttavia, non vi sono cambiamenti nella proteina C-reattiva, che indica la presenza di infiammazione, e nemmeno nella riduzione della disabilità generale.
Il termine di confronto dato alla stimolazione è l’esercizio terapeutico, eseguito come unica forma terapeutica, oppure nessun intervento. Come anticipato, gli autori evidenziano la necessità di effettuare studi di maggior qualità, meglio se con follow-up lunghi, per valutare gli effetti della stimolazione del nervo vago nel tempo.
La complessità del mal di schiena
In una società che invecchia sono tanti gli aspetti medici a destare preoccupazione e non è raro utilizzare il termine “pandemia” o “problema sanitario critico” in riferimento a patologie come il diabete, le malattie cardiovascolari, la resistenza agli antibiotici, l’artrosi e anche il mal di schiena cronico. Quest’ultimo è considerato un disturbo multifattoriale che unisce a cause fisiche componenti di natura psicologica e sociale: non è un caso che ne soffrano più le donne degli uomini.
i parla di patologia biopsicosociale. Per trattare al meglio questi pazienti è importante tenere conto della fisiologia del dolore, tutt’oggi sotto studio: non è raro infatti che il dolore, avviatosi per ragioni fisiche, si cronicizzi per motivi differenti, facendo sentire male anche quando la lesione iniziale è sparita. Questa complessità rende anche più difficile allestire studi che tengano conto di ogni aspetto possibile.
Lo studio: Eid, L., George, M. & Hady, D.A.A. Effects of transcutaneous vagus nerve stimulation on chronic low back pain: a systematic review. BMC Musculoskelet Disord 25, 498 (2024). https://doi.org/10.1186/s12891-024-07569-w