Dotato di computer e stampanti 3D di ultima generazione, il laboratorio servirà la sede di Bologna e le sedi distaccate.

La tecnologia della stampa 3D è oramai matura per poter essere usata in diversi ambiti medici. Anche i costi sono oggi più sostenibili rispetto a una decina di anni fa, benché allestire un laboratorio dedicato all’interno di una struttura ospedaliera sia ancora costoso, motivo per il quale al momento in Italia le esperienze sono ancora poche.

Le potenzialità della stampa 3D in ortopedia sono ormai conosciute, dalla realizzazione di plantari ortopedici altamente personalizzati a quella di protesi o parti di protesi su misura per il paziente, passando dalla stampa di guide personalizzate per l’intervento chirurgico stesso.

Ecco, quindi, che l’Irccs Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, storico ospedale ortopedico, si dota di un laboratorio interno per la stampa 3D, chiamato 3D Lab. Alla realizzazione del laboratorio hanno collaborato 20 benefattori, guidati da Giovanni Domenichini, socio fondatore di Fondazione Rizzoli.

Commenta Anselmo Campagna, direttore generale dell’Irccs bolognese: «per l’Istituto, poter contare su un centro di progettazione interno significa non solo valorizzare le competenze dei nostri ricercatori e avere a disposizione tecnologie di ultimissima generazione ma anche poter offrire ai nostri pazienti soluzioni sempre più personalizzate ed efficaci.

Il Rizzoli per le sue caratteristiche di centro di riferimento ortopedico nazionale e internazionale accoglie pazienti che, per la complessità della loro condizione, necessitano di interventi su misura. In ambito ortopedico, la progettazione custom made di dispositivi impiantabili e ortesici è strategica per questi pazienti, infatti migliora di molto i risultati clinici, riduce i tempi di riabilitazione, riduce i tempi chirurgici, e per il sistema sanitario limita i costi complessivi.

Il nostro obiettivo è che ognuno di loro possa avere un trattamento personalizzato che permetta una ripresa ottimale delle abilità motorie. Per questo progetto la più sincera gratitudine alla Fondazione».

Il laboratorio e le sue caratteristiche

Realizzato nello spazio ristrutturato dell’antico laboratorio fotografico nato insieme all’Istituto nel 1896, il nuovo laboratorio vuole porta innovazione senza dimenticare la storia dei locali in cui risiede; ne sono prova alcuni affreschi di recente riscoperta, salvaguardati e resi visibili.

Alberto Leardini, direttore del Laboratorio di Analisi del movimento del Rizzoli, e Milena Fini, direttrice scientifica, hanno collaborato per portare avanti il percorso della realizzazione del nuovo 3DLab.

Nel nuovo locale sono disponibili computer ad alta prestazione e stampanti 3D di ultimissima generazione, capaci di lavorare con molti e diversi materiali. Il nuovo laboratorio sarà terra condivisa tra ingegneri e chirurghi ortopedici che, insieme, lavoreranno alla progettazione di diversi device e alla pianificazione di interventi su misura che siano dedicati alla terapia correttiva o ricostruttiva.

Tante le figure coinvolte: professionisti specializzati nelle attività di analisi delle immagini biomedicali, di modellazione anatomica, di progettazione di dispositivi e di stampa di guide di taglio e prototipi.

Partendo da immagini mediche del paziente, i professionisti sono in grado di elaborare un progetto di device su misura che andrà a posizionarsi perfettamente nel corpo del paziente dal punto di vista anatomico, rispettandone caratteristiche e peculiarità.

Di quale dispositivo si parla? Certamente protesi, di bacino, vertebra, caviglia, gomito, ginocchio, sterno e anca, ma anche le guide di taglio, indispensabili ai chirurghi per eseguire gli interventi secondo la pianificazione personalizzata.
Inoltre, sarà possibile realizzare dispositivi stampati in 3D anche per le sedi distaccate dell’Istituto, a oggi il Dipartimento Rizzoli-Sicilia di Bagheria (PA), l’Ortopedia di Bentivoglio (BO) e il Polo Ortopedico e Riabilitativo Rizzoli-Argenta (FE).

I vantaggi del laboratorio

Riduzione dei tempi chirurgici, minore esposizione all’anestesia, più rapida ripresa postoperatoria, possibilità d’intervenire anche su casi altamente complessi, ma non solo.

Poter contare su un laboratorio interno significa anche creare, nel tempo, un database di casistiche e informazioni utili dal punto di vista della ricerca, da condividere anche con realtà esterne all’Istituto.
Viene, inoltre, dedicato uno spazio alla formazione e al training degli addetti ai lavori, oltre all’archivio dei casi e del materiale storico-didattico.