Quando si parla di gestione del rischio di caduta si pensa di norma agli anziani, anche se esiste un’altra categoria di persone soggette a caduta: gli amputati di arto inferiore. Su questo gruppo di individui si è concentrato uno studio condotto tra Canada e Slovenia su 89 soggetti, ai quali è stato chiesto prima di tutto se erano caduti nei sei mesi precedenti (Daines KJF, Baddour N, Burger H, Bavec A, Lemaire ED. Fall risk classification for people with lower extremity amputations using random forests and smartphone sensor features from a 6-minute walk test. PLoS One. 2021 Apr 26;16(4):e0247574. doi: 10.1371/journal.pone.0247574. PMID: 33901209).
Tutti coloro i quali hanno risposto affermativamente sono stati considerati soggetti a rischio.

Ogni partecipante allo studio ha quindi eseguito il 6 Minute Walk Test indossando uno smartphone dotato di sensori a livello del bacino e di una apposita app, l’Ottawa Hospital Rehabilitation Center Walk Test app, dotata di accelerometro e giroscopio.
Sono stati così ottenuti dati da utilizzare per classificare il rischio di caduta.
In che modo? Gli autori hanno identificato il tipo di passo, estraendo 248 caratteristiche.

I passi sono stati segmentati in “svolta” e “cammino lineare”.
Inoltre, sono stati crati quattro differenti set di dati: passo di svolta; passo dritto; passo dritto e di svolta; tutti i passi. A questo punto, gli autori hanno verificato le caratteristiche selezionate, eliminando quelle ridondanti o non importanti per i loro intenti.

Infine, ogni gruppo di caratteristiche è stato classificato con il metodo del random forest e ottimizzato per individuare il miglior metodi di classificazione di rischio.
Questo ha mostrato di essere accurato al 81,3%, di avere una sensibilità del 57,2% e una specificità del 94,9%, un coefficiente di correlazione di Matthews del 0,587 e un F1 score di 0,83: questi risultati sono comparabili con le metriche già utilizzate nei test clinici.
Per questo gli autori suggeriscono che il loro modello di classificazione dia adeguato all’uso sui pazienti.

Stefania Somaré