Per poter guarire al meglio da una frattura di arto inferiore è necessario che il paziente non carichi per un certo periodo di tempo il peso sull’arto fratturato. Questa sospensione dura per un certo periodo di tempo, stabilito dall’ortopedico, per poi tornare gradualmente al carico, anche perché gli stimoli offerti da questo carico favoriscono il rinforzo del tessuto osseo.
Diversi studi in letteratura mostrano la sicurezza di caricare precocemente l’arto inferiore in diversi tipi di frattura dopo un intervento operatorio. Tra questi, anche una revisione della Cochrane. Questi studi indicano che il rischio di complicanze e ri-fratturazione sono simili in pazienti che caricano precocemente e in quelli che hanno un carico più tardivo.
Anche per poter dare valore ai risultati di questi studi, è importante avere certezza che i pazienti seguano correttamente le indicazioni di carico offerte dai loro ortopedici. A tal fine si possono utilizzare dei dispositivi indossabili che tracciano il carico del peso sull’arto fratturato.
Una recente revisione di scopo della Facoltà di Medicina della University of British Columbia di Vancouver, in Canada, pubblicata su Orthopedic Research and Reviews, identifica e confronta l’efficacia dei dispositivi più utilizzati.
I tipi di device
Dopo una ricerca in MEDLINE, EMBASE e nei registro CENTRAL Cochrane, gli autori hanno individuato 62 studi che includono i criteri di inclusione. La maggioranza degli studi, pari al 52%, utilizza strumenti che calcolano il numero di passi effettuati o comunque i movimenti, sullo stile di uno smartwatch; il 39% utilizza dei plantari dotati di sensori da inserire nelle scarpe o da integrare in stivali rimovibili; il 27% un sistema pedobarografico esterno; il 18% una pedana di forza; il 2% un film di pressione. Il 47% di questi dispositivi sono adatti a essere inseriti in un monitoraggio a distanza.
Device a confronto
Tra le tipologie di device individuate la maggior parte è adeguata al momento al solo uso in laboratorio. È il caso, per esempio, dei piatti di forza e delle baropodometrie esterne, strumenti che possono certamente essere utilizzati per raccogliere tutta una serie di dati che possono anche fornire indicazioni sulla guarigione della frattura, ma che non hanno una valida applicazione in contesto domiciliare.
Diverso è il discorso per i plantari dotati di sensori e per le applicazioni che calcolano il numero di passi e registrano il movimento dei pazienti. Nel primo caso, i plantari possono registrare tanto il numero di passi effettuati dal paziente quanto i valori di pressione esercitati sul piede.
Tra i plantari utilizzati negli studi inclusi in questa revisione, alcuni sono adatti anche al monitoraggio continuo, potendo registrare dati anche per 3 mesi consecutivi. Altri dei plantari presentati, invece, hanno memorie di archiviazione ben più piccole, che arrivano al massimo a 24 ore di registrazione, il che li rende più adatti all’uso in laboratorio.
Per quanto riguarda invece i sistemi per contare i passi, nella maggioranza dei casi non forniscono informazioni sulla pressione esercitata sul piede e sono, quindi, utili più che altro per verificare che il paziente non carichi sull’arto operato o lo faccia seguendo le indicazioni del medico, ma se quest’ultimo fornisce anche indicazioni rispetto alla forza del carico, allora sono inadatti a confermare l’aderenza terapeutica del paziente. La tecnologia delle pellicole di pressione è al momento quella meno sviluppata in questo contesto.
Robinson J, Wang AWT, Stockton DJ. Weight-Bearing Monitoring Devices in Lower Extremity Fractures: A Scoping Review. Orthop Res Rev. 2025 Jun 21;17:257-267. doi: 10.2147/ORR.S521013. PMID: 40567937; PMCID: PMC12191147.


