L’instabilità cronica di caviglia è una condizione piuttosto diffusa che si traduce spesso in periodici interventi da parte dello specialista per ridurre il dolore e migliorare la mobilità articolare, il che a sua volta ha dei costi per i sistemi sanitari.
Uno studio statunitense ha presentato l’auto-mobilizzazione della caviglia, ovviamente dopo opportuna preparazione del soggetto, come uno strumento capace di migliorare il Range of Motion (ROM) in dorsiflessione, l’equilibrio dinamico, la forza e la funzionalità percepita (Burton CA, Arthur RJ, Rivera MJ, Powden CJ. The Examination of Repeated Self-Mobilizations With Movement and Joint Mobilizations on Individuals With Chronic Ankle Instability. J Sport Rehabil. 2020 Oct 12:1-9. doi: 10.1123/jsr.2019-0363. Epub ahead of print. PMID: 33049708).

Il metodo è stato messo in confronto con una tecnica fisioterapica riconosciuta come efficace sull’instabilità cronica di caviglia: la mobilizzazione talocrurale di Maitland.

Lo studio, in singolo cieco e randomizzato, ha coinvolto 18 partecipanti in tutto, di età media 20.78 anni: questi sono stati divisi in due gruppi e sono stati sottoposti a 6 sessioni fisioterapiche in 2 settimane, ricevendo o un trattamento di Maitland di III grado o effettuando una auto-mobilizzazione sotto carico della caviglia.
In entrambi i casi, i partecipanti hanno eseguito 4 set da 2 minuti di mobilizzazione, intervallati da 1 minuto di risposo.
I risultati hanno mostrato che il ROM in dorsiflessione migliora di più con l’auto-mobilizzazione che con l’intervento fisioterapico.
Se questo risultato venisse confermato in uno studio più ampio si aprirebbero nuove strade di trattamento di questo disturbo della caviglia, compresa la possibilità di incorporare l’auto-mobilizzazione in un piano riabilitativo domiciliare.

Stefania Somaré