Infezione periprotesica di spalla e artroscopia

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Le infezioni periprotesiche sono, senza dubbio, tra le complicanze più gravi di un intervento di artroplastica, qualunque articolazione coinvolga. Esistono infezioni precoci, che si manifestano entro 4 settimane dall’intervento; infezioni ritardate, che colpiscono dal mese ai due anni dopo l’intervento; infezioni tardive, che sopraggiungono dopo i 24 mesi dall’intervento.

Nei primi due casi si pensa che l’infezione sia stata acquisita dal paziente durante l’intervento operatorio. Nei casi precoci, se si interviene in modo tempestivo e si riesce a isolare l’agente infettivo, è possibile anche salvare l’impianto. In tutti gli altri casi, occorre utilizzare un approccio non conservativo e sostituire la protesi, avviano percorsi lunghi e costosi.

Di quanti casi stiamo parlando? Pensando per percentuali, del 1.2-2.4% per le protesi di anca e del 1.1-1.3% per quelle di ginocchio, valori decisamente contenuti. Se si guardano i numeri assoluti, il discorso cambia, perché il volume di impianti protesici effettuati in un anno è elevato e in costante crescita.

Il problema riguarda anche le protesi di spalla. La letteratura scientifica individua una serie di fattori di rischio che espongono un paziente a maggior rischio di infezione periprotesica: tra questi vi sono l’obesità e il sovrappeso, la presenza di diabete e/o importanti vasculopatie periferiche, la presenza di malattie oncologiche in trattamento, storia di interventi precedenti con incisioni cutanee multiple.

Inoltre, ci sono farmaci che possono favorire lo sviluppo delle infezioni, perché riducono la naturale attività del sistema immunitario: tra questi, alcuni immunosoppressori e chemioterapici. Concentrandoci sulla spalla, potrebbe esistere un altro fattore di rischio: l’essere stati sottoposti ad artroscopia nelle settimane prima dell’intervento.

A evidenziare questa relazione è un chirurgo ortopedico esperto di spalla, Brett D. Meeks dell’Ohio State College of Medicine, durante il congresso annuale dell’Associazione di Artroscopia del Nord America, tenutasi a San Francisco.

Nel suo intervento ha presentato i dati di uno studio condotto con alcuni colleghi: nel lavoro, sono stati messi a confronto pazienti sottoposti ad artroscopia prima dell’intervento con altri che non lo sono stati. In particolare, sono state valutate le complicanze a 90 giorni dall’artroplastica, tanto per iniziare.

Ciò che l’esperto ha osservato è che i pazienti sottoposti a precedente artroscopia hanno un rischio tre volte maggiore di sviluppare infezione alla protesi. Se l’artroscopia di spalla è avvenuta entro tre mesi prima dell’intervento, poi, il fattore di rischio sale a 5. Nello studio si tratta di soggetti abbastanza giovani, spesso donne e provenienti dal Midwest degli Stati Uniti.

La conclusione di queste osservazioni è un suggerimento ai colleghi chirurghi ortopedici di spalla: se un paziente è stato sottoposto ad artroscopia da tre mesi o meno, meglio ritardare un po’ l’intervento, se possibile. L’esperto non ha spiegato quali possano essere i collegamenti fisiopatologici tra i due eventi, ma vale la pena di considerare la questione.

Stefania Somaré