Impatto del Covid-19 sulla salute psicofisica dei pazienti reumatici

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Uno studio italiano ha osservato l’impatto che la pandemia da Covid-19 ha avuto sui pazienti italiani con patologia reumatica. Si ricorda che, solo parlando di artrite reumatoide, ci si riferisce a più di 400.000 persone che convivono con una patologia autoimmune, che necessita di un percorso di cura costante per evitare eventi acuti e avere una buona qualità di vita. Se si considerano tutte le malattie reumatiche, queste colpiscono oltre 5 milioni di italiani di ogni fascia d’età, circa il 10% della popolazione.

Gli autori si sono chiesti come l’ultimo anno e mezzo abbia alterato la qualità del sonno e lo stato mentale di questi pazienti, in termini di ansietà, depressione, incubi e così via. Lo studio è stato condotto chiedendo ai pazienti di rispondere a un questionario anonimo inviato da 11 associazioni di riferimento: 507 hanno inviato le loro risposte complete. Di questi, 375 avevano una artrite infiammatoria, 96 vasculiti sistemiche o CTD (malattie infiammatorie immunomediate), 31 fibromialgia primaria e 5 osteoartrite o artropatie da cristallo. Per quanto riguarda la demografia, la maggioranza dei rispondenti è donna (82.3%), di età media 54 anni e mediana della durata della malattia 10 anni. Ultimo dato, la maggioranza di questi partecipanti abita in Lombardia (81.3%), la regione che ne conta di più.

Il questionario era diviso in 3 parti. La prima, di carattere demografico, chiedeva ai pazienti informazioni personali, sintomi associati alla patologia, se sono mai stati positivi al Covid-19 e principale ragione di ansia. La seconda chiedeva di rispondere ai 10 elementi del test Perceived Stress Scale (PSS), mentre la terza di completare i 22 elementi del test Impact Event Scale-Revised (IES-R). Le analisi statistiche condotte sui risultati del questionario hanno permesso di mettere in evidenza una serie di fattori di rischio per lo sviluppo di disturbi mentali e del sonno in condizioni di forte stress, come certamente è stato il periodo pandemico.

In particolare, essere femmina, giovane, residente in una regione diversa dalla Lombardia, essere in sovrappeso od obesa e seguire una terapia con componenti psichiatrici mettono a maggior rischio di sviluppare ansietà e sintomi depressivi, sintomi già presenti prima della pandemia nel 12,2% delle partecipanti, ma peggiorati durante il lockdown e i mesi successivi come evidenziato dall’aumentata assunzione di farmaci psichiatrici. Tre i principali motivi di ansia: salute propria e dei famigliari, isolamento sociale e ragioni economiche. Gli autori sottolineano che altri studi, condotti su altre coorti di pazienti, hanno dato risultati molto simili, il che li avvalora.

Interessante osservare che anche la riduzione delle restrizioni e problematiche economiche non ha fatto sparire i problemi del sonno, in particolare: il 41% del campione ha infatti dichiarato di soffrirne ancora. Ciò mette in evidenza la difficoltà di questa popolazione fragile di affrontare il distress e la necessità di fornire un adeguato supporto.

(Lo studio: Ingegnoli, F., Buoli, M., Posio, C. et al. Covud-19 related poor mental health and sleep disorders in rheumatic patients: a citizen science project. BMC Psychiatry 21, 385 (2021). https://doi.org/10.1186/s12888-021-03389-7)

Stefania Somaré