Le fratture dell’omero prossimale nell’anziano sono tra le più frequenti, terze solo alla frattura del femore e a quella del polso, e possono essere causate tanto da colpi diretti alla spalla quanto da cadute anche lievi, dato che l’osso è più fragile. Le opzioni di trattamento per queste fratture sono varie e dipendono dalla complessità e dalla gravità.
Una review condotta dal Dipartimento di Chirurgia Ortopedica dell’Università dell’Arkansas per le Scienze Mediche di Little Rock, ha messo in evidenza le principali tarde percorribili. (Walters JM, Ahmadi S. High-Energy Proximal Humerus Fractures in Geriatric Patients: A Review. Geriatr Orthop Surg Rehabil. 2020 Dec 10;11:2151459320971568. doi: 10.1177/2151459320971568. PMID: 33354380; PMCID: PMC7734485).

In testa c’è il trattamento conservativo, quando però si è in presenza di una frattura complessa, scomposta, con alto ISS score, può essere necessario intervenire chirurgicamente.
Gli autori hanno individuato nel metodo ORIF – Open Reduction Internal Fixation un alleato particolarmente utile in soggetti sani, mentre la emiartroplastica (rTSA) sembra utile nei soggetti ad alto rischio di sviluppare necrosi non vascolare e con ossa particolarmente fragili.
Secondo la revisione, inoltre, l’artroplastica totale inversa di spalla è una modalità molto utilizzata nei pazienti geriatrici, anche se le più recenti evidenze dimostrano l’efficacia anche dei trattamenti conservativi, di ORIF e di rTSA. In ultimo, il lavoro evidenzia l’importanza della prevenzione nei pazienti geriatrici che passa da un rinforzo muscolare, dal mantenimento della qualità ossea, dal controllo della vista e dell’udito: questo percorso richiede la collaborazione con il medico di medicina generale e con il geriatra, figura che dovrebbe essere inserita anche nel Trauma team. La revisione è pubblicata su Geriatric Orthopaedic Surgery & Rehabilitation.

Stefania Somaré