Fragilità, la mappa di Longeva Italia

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È stato utilizzato un algoritmo validato per selezionare i 25 fattori coinvolti nell’indice di fragilità alla base dell’ultima indagine di Italia Longeva sulla popolazione italiana, fattori che vanno dalla presenza di malattie croniche e aspetti funzionali e nutrizionali. Preoccupanti i risultati, che evidenziano la presenza di almeno 4 milioni di persone in Italia con fragilità di grado da moderato a severo: si tratta di 1 over 60 su 5.

Tra questi, circa 1.200.000 persone presentano fragilità severa: sono il 6% della popolazione anziana. Si tratta di soggetti che presentano maggiori difficoltà a rispondere adeguatamente a eventi patologici acuti e caratterizzati da una mortalità fino a 5 volte maggiore degli altri soggetti della stessa età. Tra i fattori più importante, certamente la multimorbidità, che interessa 3 anziani su 4: 13 milioni di persone che sono affette anche da cinque, se non più, patologie croniche.

Una situazione che incide negativamente non solo sui soggetti coinvolti, ma su tutto il Paese. Un altro fattore importante è di carattere sociodemografico: risulta quindi che il gradiente della fragilità severa cresce all’aumentare dell’età, passando dallo 0.8% nella fascia d’età 60-65 per arrivare al 17.3% negli over 80, e della povertà, essendo per lo più maggiore nelle province a reddito medio pro capite più basso. Con le dovute eccezioni.

Eppure, come spiega Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva, l’associazione nazionale per l’invecchiamento e la longevità attiva del Ministero della Salute, «la fragilità non è mai stata misurata né utilizzata per programmare servizi territoriali di long term care adeguati alla complessità degli anziani.
La pandemia ha fatto capire che il problema è lì e che dobbiamo sfruttare l’opportunità del PNRR per ripensare un servizio sanitario orientato alla presa in carico delle persone fragili».

Se si guarda poi alla mappa costruita sui dati ottenuti dall’indagine, si nota anche una sorta di gradiente geografico, con la percentuale di fragilità che diminuisce andando dal Sud al Nord del Paese, essendo al 8.2% in Meridione e sulle Isole, e del 6.2% e del 5.3% rispettivamente al Centro e Nord Italia.
La provincia con il maggior numero di fragili è quella di Rieti, con il 14.4%, seguita da Salerno (12%) e Trapani (11,9). Campania e Sicilia presentano ben 7 province tra le prime 10 con le percentuali più elevate di soggetti con fragilità severa.
Le province con minore fragilità sono invece Asti (1.9%), Macerata (2.1%), provincia del Sud che si discosta dalla media nazionale, e Bolzano (2.4%).

L’indagine è stata curata da Davide Vetrano, geriatra ed epidemiologo al Karolinska Institutet di Stoccolma, in collaborazione con la Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG), consapevole dell’importante ruolo giocato dal mmg in questo ambito, essendo colui che dovrebbe meglio conoscere il proprio assistito e la sua storia clinica e di salute.
Dal momento che una fragilità severa richiede quasi sempre un supporto di assistenza domiciliare integrata (ADI) o il ricovero in una struttura residenziale per anziani (RSA), gli autori si sono anche soffermati a valutare quale sia la presenza e l’accessibilità a questi due servizi.

Il quadro che emerge è ancora una volta eterogeneo e anche triste: solo 5 Regioni su 22 presentano un servizio proporzionale alle esigenze della propria popolazione, ovvero Piemonte, Liguria, Veneto, Marche e Friuli-Venezia Giulia. In tutti gli altri casi gli anziani sono abbandonati a sé stessi o sono le famiglie a farsene carico.
Dati del Ministero della Salute confermano che nel 2021 solo il 2.3% dei quasi 14 milioni di over 65 residenti nello stivale hanno goduto di cure residenziali, e poco più del 2.9% ha ricevuto assistenza domiciliare, per lo più a bassa intensità e per prestazioni episodiche.

Stefania Somaré