Esercizio terapeutico di media intensità, meglio con supervisione, per prevenire le cadute

Team australiano effettua un’analisi comparativa qualitativa di studi randomizzati già presenti in letteratura per individuare i fattori di successo, così da fornire indicazioni cliniche.

Nel 2021 la popolazione mondiale comprendeva 761 milioni di over 65, numero che sembra destinato a più che raddoppiare entro il 2050, raggiungendo 1 miliardo e 600 mila. Questo invecchiamento inevitabile della popolazione richiede nuovi approcci sociosanitari.

Prima di tutto bisogna lavorare sulla prevenzione, perché siano sempre più gli anziani sani e indipendenti, capaci di dare il proprio contributo alla società. In secondo luogo, bisogna sviluppare piani per i grandi anziani, per seguirli nella loro fragilità ed evitare il verificarsi di eventi avversi, come per esempio la caduta.

La riabilitazione gioca un ruolo importante, insieme all’attività fisica, per garantire un più lento declino della muscolatura e ridurre l’incidenza di osteoporosi, due dei fattori chiave della fragilità tipica dell’anziano. Ecco allora che l’esercizio terapeutico viene indicato da tempo come strumento principe della prevenzione delle cadute.

L’esercizio terapeutico per prevenire le cadute

In letteratura sono tanti gli studi che valutano l’efficacia dell’esercizio terapeutico nel ridurre il rischio di caduta, di norma con esiti positivi condivisi. Esiste però un ambito in cui i risultati di questi studi, anche randomizzati, sono discordanti: le residenze per anziani.

Il sospetto è, quindi, che a fare la differenza non siano tanto gli esercizi utilizzati negli studi, ma alcuni parametri scelti dai ricercatori. La questione è stata approfondita da un team australiano che ha messo a confronto in una analisi comparativa 18 studi randomizzati già pubblicati, per un totale di 2287 anziani residenti, di età compresa tra i 70 e gli 80 anni, per lo più con disturbi cognitivi. I Paesi coinvolti sono 11.

L’analisi comparativa qualitativa messa in atto si basa sulla teoria booleana della minimizzazione e cerca di individuare quali sono le chiavi del successo di uno studio sul ruolo che l’esercizio terapeutico ha nel ridurre il rischio di caduta.

Risultati dell’analisi comparativa

L’analisi condotta dal team australiano conferma che l’esercizio terapeutico è utile nel prevenire le cadute nell’anziano che vive in comunità protetta, purché abbia alcune caratteristiche.

Prima di tutto, gli esecizi troppo intensi sembrano essere inefficaci nel ridurre il rischio di caduta, per cui meglio opzionare per programmi riabilitativi basati su un esercizio a media, se possibile in gruppo. D’altronde, le stesse raccomandazioni parlano di sfida moderata. In alternativa, si può scegliere per un’ora la settimana di esercizio per i residenti autonomi dal punto di vista motorio.

Queste due condizioni, almeno, sono quelle che si associano a successo terapeutico negli studi presi in considerazione. C’è poi un altro aspetto da tenere presente: gli esercizi devono essere supervisionati se si vogliono ottenere esiti positivi. Servono, invece, ulteriori studi per capire quali sono gli esercizi migliori da proporre.

Lo studio: Suen, J., Dawson, R., Kneale, D. et al. Qualitative Comparative Analysis of exercise interventions for fall prevention in residential aged care facilities. BMC Geriatr 24, 728 (2024). https://doi.org/10.1186/s12877-024-05246-0