Esercizi multimodali riducono il rischio cadute negli anziani

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Secondo dati riportati dalla sorveglianza Passi d’Argento di Epicentro, portale di epidemiologia dell’Istituto Superiore di Sanità, in Italia tra il 2017 e il 2020 l’8% della popolazione over 65 intervistata ha dichiarato di essere caduta nei 30 giorni precedenti l’intervista e, di questi, il 18% ha avuto bisogno di un ricovero di almeno un giorno.

Allargando lo sguardo, si osserva inoltre che il rischio di caduta aumenta con l’età del soggetto ed è maggiore nelle donne. Infine, sembra siano più a rischio di caduta persone economicamente svantaggiate.
Le stime generali dicono che il 33% dei soggetti nella fascia d’età 65-80 anni e il 40% degli over 80 ha subito almeno una caduta. Queste sono le percentuali registrate, ma si consideri che il 50% delle cadute, per lo più quelle lievi, non viene riportato. A non cambiare è il luogo in cui con maggiore frequenza si verificano questi incidenti: la casa.

La maggiore propensione degli anziani a cadere è legata in parte al degrado motorio e visivo dovuto all’età, ma concorrono anche altri fattori, come l’uso di alcune tipologie di farmaco, la presenza di malattie specifiche e fattori di carattere ambientale. Non è un caso che la prevenzione delle cadute richiede anche un sopralluogo dell’abitazione dell’anziano atta a eliminare ostacoli che possano favorire la caduta.

Interessante osservare che anche gli anziani che vivono nelle residenze apposite possono cadere, nonostante siano più osservati rispetti a quelli che abitano da soli: in questo caso possono concorrere alla caduta disabilità cognitive che portano il soggetto a perdere percezione dei propri limiti. Il tema è importante ed è molto discusso e studiato: non è raro, infatti, che queste cadute provochino delle fratture anche gravi. La riabilitazione è senza dubbio uno degli strumenti che si possono utilizzare per ridurre il rischio di caduta.

Uno studio portoghese ha confrontato gli effetti di due programmi di esercizi multimodali sull’attenzione, sui confini percettivi e sull’equilibrio di 51 anziani che vivono in comunità. I partecipanti sono stati assegnati casualmente all’uno o l’altro gruppo; tutti hanno seguito 3 sessioni settimanali da 75 minuti, non continuative, per un periodo di 24 settimane.
Il primo programma si basa su esercizi psicomotori che danno particolare attenzione al corpo e al movimento come mediatore di un cambiamento, introducendo simultaneamente stimolazioni neurocognitive e motorie. Il secondo programma aggiunge agli esercizi fisici anche l’uso di una pedana vibrante total body (WBV). In entrambi i casi, complessità e intensità aumentano nel tempo.

Tutte le sessioni sono suddivise in 5 fasi: i primi 5 minuti sono dedicati ai rituali di inizio; nei 10 minuti successivi c’è il riscaldamento; arriva poi la fase dominante, con gli esercizi, di durata di circa 50 minuti; arrivano poi le fasi finali, con 5 minuti di defaticamento e 5 minuti di rituali finali.
Lo studio dimostra che entrambi i programmi inducono un miglioramento immediato nell’attenzione e nell’equilibrio, con conseguente riduzione delle cadute. Sul lungo tempo, invece, l’attenzione viene mantenuta, mentre l’equilibrio torna a calare. Nelle loro conclusioni gli autori sottolineano che il secondo programma e lievemente migliore del primo, sia per quanto riguarda l’equilibrio che le cadute.

(Lo studio: Rosado, H., Bravo, J., Raimundo, A. et al. Can two multimodal psychomotor exercise programs improve attention, affordance perception, and balance in community dwellings at risk of falling? A randomized controlled trial. BMC Public Health 21, 2336 (2021). https://doi.org/10.1186/s12889-022-13725-5)

Stefania Somaré