Confronto fra tre varianti di protesi inversa

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La protesi inversa di spalla è stata presentata per la prima volta da Paul Grammont nel 1985. Il progetto fu approvato e introdotto in commercio solo una ventina di anni dopo, nel 2003, dalla FDA. Da allora, questo tipo di protesi si è molto diffusa nel mondo, venendo modificata più volte per cercare di risolvere alcuni problemi associati.

Uno studio, pubblicato su BMC Musculoskeletal Disorders da un team svizzero afferente alla Schulthess Clinic di Zurigo, mette a confronto gli esiti ottenuti con tre varianti di protesi inversa: quello originale di Grammont, ancora in uso, e due più lateralizzati. Il team ha lavorato in maniera retrospettiva su una coorte di 226 pazienti con danni alla cuffia dei rotatori, sottoposti a procedura protesica.

Dal punto di vista tecnico i disegni presi in considerazione presentano queste caratteristiche: inclinazione omerale di 155° più glenosfera eccentrica di 36 + 2 mm (gruppo 1, 50 pazienti); inclinazione omerale di 135° e glenosfera lateralizzata di 36 + 4 mm (gruppo 2, 141 pazienti); inclinazione omerale di 145° più una piastra basale lateralizzata di 3 mm e una glenosfera eccentrica di 36 + 2 mm (gruppo 3, 35 pazienti). I parametri presi in considerazione per il confronto sono il range of motion attivo e passivo, la forza in abduzione, lo score di Constant-Murley e le valutazioni radiografiche. 

Risultati

Il confronto effettuato permette di confermare che le protesi inverse lateralizzate sono più efficaci di quella di Grammont nel migliorare la funzionalità della spalla e restituire al paziente una vita più vicina alla normalità. Più in dettaglio, il gruppo 3 mostra una capacità di flessione molto superiore a quella del gruppo 1, che ha ricevuto una protesi di Grammont. Risultati simili si ottengono per la forza di abduzione.

La rotazione esterna è superiore tanto nel gruppo 3 quanto nel 2 rispetto al gruppo 1. Vediamo, infine, i risultati delle radiografie: il gruppo 3 presenta meno evidenze di notching scapolare (14%) rispetto al gruppo 2 (24%) e al gruppo 1 (50%).

In definitiva, questi risultati sembrano evidenziare la superiorità dei disegni lateralizzati rispetto a quello originario di Grammont, in particolare nel ristabilire i movimenti di rotazione.

I disegni lateralizzati, ancora più se con glenosfera eccentrica, aumentano la tensione dei muscoli restanti della cuffia dei rotatori, il che a sua volta sembra incidere positivamente sul movimento.

Sarebbe opportuno ripetere lo studio, magari su un numero maggiore di pazienti, per confermare quanto qui riassunto: ciò potrebbe, per esempio, favorire la diffusione di protesi inverse più performanti, a tutto vantaggio dei pazienti. 

Studio: Freislederer, F., Moroder, P., Audigé, L. et al. Analysis of three different reverse shoulder arthroplasty designs for cuff tear arthropathy – the combination of lateralization and distalization provides best mobility. BMC Musculoskelet Disord 25, 204 (2024). https://doi.org/10.1186/s12891-024-07312-5