Le fratture dell’anca si associano a un alto tasso di mortalità e disabilità, anche quando trattate precocemente come da linee guida. Ciò accade soprattutto nei soggetti anziani che hanno spesso un precario equilibrio fisiologico, minato da una serie di comorbidità.

In questi pazienti, perdere la capacità al passo significa anche veder decrescere la propria autonomia, con importanti ricadute di carattere non solo personale, ma anche sociale. Ecco perché un team di ricerca giapponese ha allestito uno studio per capire se sia possibile identificare i soggetti più a rischio di non riprendersi bene dopo l’intervento di

Pubblicato su “Geriatrics & Gerontology International”, il lavoro ha visto collaborare due realtà nipponiche, il Saiseikai Shiga Hospital di Ritto e la Kyoto Prefectural University of Medicine di Kyoto.

Procedimento dello studio

Gli autori hanno coinvolto in questo studio 855 pazienti trattati per via chirurgica dopo la frattura del femore. Per ogni paziente sono stati tenuti in considerazione una serie di fattori: età, genere, abilità al passo prima del ricovero e alle dimissioni, valore dell’indice Comprehensive Geriatric Assessment 7; presenza di disabilità cognitive, stato del paziente prima della frattura, tipo di frattura, tempo operatorio, durata del ricovero, limitazioni al carico, complicanze post-operatorie, trasferimento verso un centro riabilitativo, domicilio finale, durata del follow-up.

I ricercatori hanno, quindi, diviso il campione in 2 gruppi, a seconda del mantenimento o meno dell’abilità al passo: 616, ovvero il 73%, non hanno sviluppato disabilità, al contrario del restante 27%, ovvero 239 pazienti. A questo punto, gli autori hanno messo a confronto le caratteristiche dei due gruppi, utilizzando vari strumenti statistici, in particolare il Wilcoxon’s rank-sum test, il chi-squared test e il Fisher’s exact test.

Quali fattori influenzano la capacità al passo dopo l’intervento?

Le analisi statistiche hanno messo in luce una serie di fattori chiave, in particolare l’età, il genere e le abilità al passo pre-ricovero, importante anche l’aver sviluppato o meno complicanze post operatorie. Dal punto di vista clinico, sembra che gli specialisti possano affidarsi allo score CGA7 per individuare i pazienti a maggior rischio di incorrere in disabilità motorie. Si tratta di uno score modificato dallo standard CGA, che fornisce indicazioni oggettive rispetto alle condizioni generali del paziente, andando a evidenziare le aree di deficit, che siano latenti o conclamate.

Gli esiti dello studio sottolineano che il rischio di sviluppare disabilità motoria dopo l’intervento per frattura di anca, nell’anziano aumenta con il diminuire del valore di CGA7. Una volta stratificati i pazienti da trattare in base al rischio, i clinici possono stabilire come impostare la fase post-operatoria e il follow-up, così da supportare al meglio i pazienti più fragili.

Studio: Morisaki S, Yoshii K, Tsuchida postoperation for hip fractures and the predictive value of the CGA7 score for postoperative walking ability. Geriatr Gerontol Int. 2023 Sep 26. Epub ahead of print. PMID: 37751877