Circa il 20% dei pazienti sottoposti ad artroplastica totale di ginocchio non sente benefici dall’intervento, sia in termini di diminuzione del dolore sia in termini di funzione.
Uno studio canadese condotto dal Dipartimento di Chirurgia e dalla Scuola di Ingegneria Biomeccanica della Dalhousie University di Halifax e dal Dipartimento di Chirurgia della McMaster University di Hamilton ha individuato una connessione tra la biomeccanica del passo preoperatoria e gli esiti dell’intervento (Young-Shand KL, Dunbar MJ, Astephen Wilson JL. Individual Gait Features Are Associated with Clinical Improvement After Total Knee Arthroplasty. JB JS Open Access. 2020 Apr 6;5(2):e0038. doi: 10.2106/JBJS.OA.19.00038. PMID: 33123659; PMCID: PMC7418919).

Sembra infatti che i pazienti che beneficiano maggiormente dalla protesi siano coloro che hanno una cinematica di ginocchio che segue un preciso pattern frontale e sagittale prima dell’intervento e che hanno una minore riduzione degli angoli del piano frontale durante il passo dopo l’intervento.
Inoltre, anche la gravità della lesione del ginocchio conta: i casi più severi sono quelli che riportano un maggiore miglioramento del dolore e della funzionalità.

Lo studio è stato condotto su 46 pazienti, tutti sottoposti a gait analysis tridimensionale e al questionario WOMAC (Western Ontario and McMaster Universities Osteoarthritis Index) prima dell’intervento di artroplastica totale di ginocchio e dopo un anno.
Sono stati presi in considerazione anche il livello di osteoartrosi visibile sulle radiografie e le cinematiche del ginocchio.
Come accennato, le cinematiche di ginocchio pre e postintervento incidono sulla percezione del paziente rispetto al proprio miglioramento. Più nel dettaglio, coloro che prima dell’intervento presentavano una minore magnitudine dell’angolo di adduzione (varo) nella fase d’appoggio del passo e una minore riduzione postoperatoria della stessa magnitudine sono coloro che percepiscono un miglioramento maggiore.

La gait analysis può quindi essere usata come strumento per stratificare i pazienti a maggior rischio di non incorrere nei miglioramenti attesi, per poter impostare anche una comunicazione efficace che li renda consapevoli del livello che possono raggiungere.
I pazienti sottoposti ad artroplastica totale di ginocchio che non restano soddisfatti tendono infatti a rivolgersi a più chirurghi ortopedici, alla ricerca di esiti migliori anche attraverso secondi interventi, che la letteratura riconosce essere maggiormente a rischio di complicanze.

Stefania Somaré