L’obesità grave è un importante fattore di rischio per lo sviluppo di artrosi di ginocchio.
Sottoposti ad artroplastica totale, i pazienti obesi hanno anche una maggiore probabilità di incorrere in complicanze post intervento rispetto a soggetti normopeso, in particolare la mobilizzazione asettica o la subsidenza precoce della tibia.
Le protesi moderne potrebbero ridurre il problema. Ecco, quindi, che un team di ricerca dell’Università di Edimburgo e del reparto di Ortopedia dell’ospedale cittadino Royal Infirmary, il più antico nosocomio scozzese, ha messo a confronto l’efficacia di due differenti geometrie del piatto tibiale protesico nel migliorare gli esiti a lungo termine della artroplastica totale: uno “standard keeled” (SK) contro una piastra base universale (UBP) dotata di stelo.
Entrambe le tipologie di protesi sono cementate. 111 i pazienti inclusi in questo studio randomizzato, 57 trattati con un piatto SK e 54 con uno UBP. BMI medio di entrambi i gruppi è pari a 44.3 kg/m². Età media dei soggetti, 62.2 anni. Outcome considerati: fallimento precoce della componente tibiale con richiesta di revisione, PROMs, dolore, complicanze, necessità di secondo intervento per tutte le cause.
La correttezza dell’allineamento della componente tibiale sul piano sagittale e coronale è stata verificata, dopo l’intervento, dall’autore senior dello studio, non trovando alcuna differenza tra i due gruppi. Si è però osservato che in presenza di un allineamento femoro-tibiale < 177° il paziente sente dolore al ginocchio laterale, ha maggiore probabilità di incorrere in una revisione o in una seconda operazione.
Al contrario, i valori dell’angolo tibiale prossimale mediale non incidono su dolore o altro. Per quanto riguarda gli outcome considerati, i pazienti hanno ricevuto dei questionari per calcolare lo score di dolore basato sulla scala visuale, l’indice dell’EQ-5D e lo score di soddisfazione del paziente.
Inoltre, gli autori hanno chiesto ai soggetti che provavano dolore, in quali aree del ginocchio fosse localizzato: frontale, posteriore, lungo il bordo interno, lungo il bordo esterno, sopra lo stinco o tutto intorno al ginocchio. A un anno dall’intervento, gli autori non hanno individuato differenze tra i pazienti trattati con i due impianti, né nella percezione dolorosa né negli altri score misurati. Non solo. Anche il tasso di complicanze e revisioni successive è simile nei due gruppi, esiti che si sono confermati anche a 5 anni dall’intervento.
Lo studio conferma la bontà di entrambe le geometrie protesiche in soggetti fortemente obesi. In letteratura viene spesso consigliato di utilizzare sistemi con lo stelo per stabilizzare ulteriormente la protesi, ma con questo lavoro si vede che, probabilmente, non è necessario. Dato il basso numero di pazienti coinvolti, sarebbe meglio che questi esiti venissero confermati.
(Lo studio: Elcock, K.L., MacDonald, D.J., Clement, N.D. et al. Total knee arthroplasty in patients with severe obesity: outcomes of standard keeled tibial components versus stemmed universal base plates. Knee Surg & Relat Res 35, 9 (2023). https://doi.org/10.1186/s43019-023-00184-4)