Artrite, un modello in vitro per lo studio di terapie

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Il mondo della ricerca sta cercando terapie funzionali al trattamento dell’artrite, una delle patologie croniche in crescita in tutto il mondo industrializzato, e non solo.

Alla base di questa malattia infiammatoria degenerativa vi sono diversi fattori ed è noto che il tessuto sinoviale e il sistema immunitario nativo del paziente ne fanno parte. Per questa ragione, un modello adeguato allo studio dei trattamenti per artrite dovrebbe tenere conto anche di questi tessuti.

Un gruppo di ricercatori canadesi ha quindi presentato un modello basato su una cocultura di cellule sinoviali e condrociti, sulla falsa riga di ciò che viene già fatto per l’artrite reumatoide, per ottenere un setting di studio in grado di mimare in modo preciso quello che accade in un’articolazione colpita da artrite.

Nello studio gli autori sottolineano che al momento i modelli utilizzati sono solo di tessuto sinoviale o tessuto cartilagineo, ottenuti o partendo da cellule progenitrici espanse e indotte a comportarsi come i tessuti malati tramite stimoli molecolari che, però, sono eccessivi rispetto a quelli naturali… oppure partendo da espianti dei pazienti per dare ragione della variabilità dei diversi corpi.

In entrambi i casi, a loro parere, questi modelli sono inadeguati. Ciò che propongono loro, invece, è un modello (OA-EXM) che mima uno stato avanzato della patologia artritica per valutare l’efficacia dei trattamenti basata, appunto su una coltura di tessuto sinoviale e cartilagineo. OA-EXM presenta alcune interessanti caratteristiche: offre letture ottimizzate entro 48 ore dall’avvio dei test per cambiamenti in variabili multiple; consente di effettuare analisi statistiche e strategie di clustering per tenere conto della variabilità delle misure dovuta ai diversi donatori; dà letture simultaneamente letture quantitative dell’espressione genica della cartilagine e della sinovia, della perdita di glicosamminoglicani, della concentrazione di proteine solubili e dell’attività delle metalloproteinasi della matrice solubile.

Nel loro insieme, queste informazioni permettono ci comprendere a fondo la reazione del modello a un determinato trattamento. Una volta ottenuto, questo modello in vitro resta operativo per sette giorni, un tempo che, a detta degli stessi autori, potrebbe essere un limite.

Inoltre, questo modello non è adatto per studiare l’evoluzione longitudinale della patologia, essendo creato con cellule di pazienti già in stadio avanzato di artrite, tanto da essere sottoposti a una sostituzione protesica.
Gli autori hanno poi intenzione di valutari gli effetti di ulteriori aggiunte al modello che permettano di riprodurre con maggior precisione l’ambiente dell’articolazione.

(Lo studio: Chan MWY, Gomez-Aristizábal A, Mahomed N, Gandhi R, Viswanathan S, A tool for evaluating novel osteoarthritis therapies using multivariate analyses of human cartilage#synovium explant co-culture, Osteoarthritis and Cartilage)

Stefania Somaré