Anziani, orientamento nello spazio e realtà virtuale

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La realtà virtuale sempre più spesso viene utilizzata per migliorare l’esperienza riabilitativa di pazienti di varie età e con differenti esigenze, essendo in grado di stimolarne il coinvolgimento attraverso il divertimento e proposte sfidanti.
Quando si ha a che fare con soggetti anziani, però, occorre tenere conto di alcune particolari caratteristiche. Una di queste è, per esempio, il disorientamento nello spazio, presente soprattutto in individui con lievi demenze, ma non solo. Ci si chiede, quindi, se un ambiente virtuale può risentire di questa condizione, divenendo magari meno efficace.

Un team di ricerca tedesco ha fatto di tale quesito il cuore di uno studio coinvolgendo quaranta partecipanti sani e appartenenti a due fasce di età: junior (18-35 anni) e senior (over 55). Ognuno ha dovuto eseguire due compiti, in ambiente reale e in realtà virtuale.
Anzitutto hanno dovuto dimostrare di saper memorizzare la posizione di 4 oggetti nello spazio, in un tempo di 15 secondi, per poi camminarci intorno a occhi chiusi. Il secondo compito era più complesso.

In questo caso, la memorizzazione della posizione dei 4 oggetti è stata fatta camminandoci intorno per 2 minuti. Fatto ciò, i partecipanti sono stati bendati e portati in un nuovo punto di partenza: da qui hanno nominato due degli oggetti memorizzati e li hanno raggiunti, o ci hanno provato. Ogni prova è stata eseguita più volte, con aumento del livello di difficoltà.

In entrambi i setting, gli oggetti erano strumenti da ginnastica, nello specifico una palla, un ergometro, una sbarra e un pilone. L’intento era di studiare l’orientamento spaziale dei soggetti nei due diversi compiti e nei due diversi ambienti, così da trovare differenze tra il gruppo junior e il gruppo senior. Per studiare nel dettaglio le traiettorie effettuate, gli autori hanno utilizzato 13 telecamere nell’infrarosso e 6 marker riflettenti, fissandoli allo sterno, alle scapole, a una spalla, a un gomito e una mano di ogni partecipante.

Infine, tutti sono stati sottoposti anche a un test di memoria, con performance migliori nei giovani che negli anziani: un risultato che non dovrebbe stupire, data la fisiologica perdita di memoria che si verifica in molti con l’avanzare dell’età. Per quanto riguarda il movimento nello spazio, ciò che si è visto è che la realtà virtuale influenza l’orientamento spaziale in modo molto simile nelle due fasce di età.
Tra l’altro, le performance dell’orientamento spaziale sono risultate simili nei due setting ideati. Gli autori ne deducono che la realtà virtuale possa essere utilizzata in tutti i pazienti che ne possono giovare, indipendentemente dall’età. Lo studio è stato condotto dal Dipartimento di Ingegneria dello Sport e Scienza del Movimento, Istituto III: Scienza dello Sport, della Otto Von Guericke University di Magdeburgo.

(Lo studio: Bürger, D., Pastel, S., Chen, CH. et al. Suitability test of virtual reality applications for older people considering the spatial orientation ability. Virtual Reality (2023). https://doi.org/10.1007/s10055-023-00775-2)