In alcuni pazienti diminuiscono la velocità e la lunghezza del passo, con fasi di stazionamento sui due arti che diventano molto lunghe.
L’artroprotesi totale di ginocchio è, insieme a quella di anca, l’intervento di protesizzazione più diffuso al mondo, con un trend di crescita che non accenna a rallentare. Diversamente dal caso dell’anca, che presenta un alto tasso di successo, nel caso del ginocchio circa il 20% dei pazienti non recupera come desidererebbe la funzionalità articolare, in alcuni casi continuando a sentire dolore.
Ci sono inoltre evidenze in letteratura che alcuni di questi pazienti presentano anche anomalie del passo, con aumentato rischio di caduta. Tali anomalie di cinetica, cinematica e indici spazio-temporali possono sussistere per molti mesi, portando allo sviluppo di anomalie nella coordinazione interna all’articolazione e disfunzioni neuromuscolari.
A questo tema è dedicata una revisione dello Humanitas Clinical and Research Center Irccs di Milano, pubblicata su Gait & Posture, il cui obiettivo è stato individuare le principali anomali del passo che si sviluppano dopo l’impianto della protesi, così da poterle diagnosticare nella pratica quotidiana e migliorare con la riabilitazione, prima che si sviluppino problematiche maggiori.
Le limitazioni funzionali individuate
Gli autori sono partiti dai motori di ricerca scientifici, come Medline/PubMed, Embase, Central e Scopus, individuando studi osservazionali o randomizzati incentrati sulla valutazione del passo con gait analysis di pazienti sottoposti a protesizzazione di ginocchio da 6 mesi a 1 anno o dopo l’anno.
In tutto gli autori hanno individuato 28 studi che rispettassero i criteri d’inclusione, per un totale di 976 pazienti.
Il lavoro di revisione consente d’identificare le principali anomalie presenti nei pazienti a qualche mese dall’intervento, ovvero riduzione della velocità, della lunghezza del passo e della cadenza, affiancata da un allungamento della fase d’appoggio dei piedi a terra. Questo per quanto riguarda l’arco temporale dall’intervento compreso tra 6 mesi e 1 anno.
Se si osserva la situazione dopo l’anno, si vedono comparire anche anomalie dei parametri spazio-temporali, con tempi di supporto su un solo arto più brevi e tempi di supporto su due arti più lunghi.
Ciò può rispondere a una sensazione d’instabilità, per cui si cerca di velocizzare la permanenza su una gamba sola, in favore di quella su due.
Gli autori hanno altresì individuato altre alterazioni, in particolare una riduzione del range of motion del ginocchio sul piano frontale e sagittale, insieme a una serie di cambiamenti nella cinematica e cinetica dell’anca, fatto che non dovrebbe sorprendere, dato che le due articolazioni si muovono di concerto per consentire il passo. Occorre, quindi, studiare strategie per intervenire su queste alterazioni del passo in maniera precoce, per ristabilire appieno la funzionalità del ginocchio e consentire ai pazienti di vivere appieno la propria quotidianità, potendosi muovere in sicurezza.
Lo studio: Marino G, De Capitani F, Adamo P, Bolzoni L, Gatti R, Temporiti F. Long-term gait analysis in patients after total knee arthroplasty: A systematic review and meta-analysis. Gait Posture. 2024 Jun 4;113:75-98. doi: 10.1016/j.gaitpost.2024.06.002. Epub ahead of print. PMID: 38850853