Il cervello umano si è evoluto per rispondere con il dolore a qualunque stimolo che sia recepito come potenzialmente pericoloso: una reazione che tende a proteggere la specie ma che può anche determinare situazioni fastidiose e di difficile gestione. Questo principio è alla base, per esempio, dell’instaurarsi di molte patologie dolorose croniche.
L’allodinia viene definita come una condizione in cui uno stimolo normalmente innocuo determina in un determinato soggetto una forte reazione dolorosa come se vi fosse una ipersensibilizzazione dell’area interessata. Va comunque ben distinta dalla iperalgesia, in cui uno stimolo di per sé doloroso porta a una reazione più forte del dovuto. Insieme allodinia e iperalgesia si manifestano nel 15%-50% dei pazienti con dolore neuropatico, ma si mostrano anche in pazienti con artrosi, fibromialgia e mal di testa.
Un recente studio svizzero, (3D printed splint designed by 3D surface scanner for patients with hand allodynia) pubblicato su Hand Surgery and Rehabilitation, si concentra sull’allodinia neuropatica alla mano, una condizione che gli autori riconoscono come molto lunga e difficile da riabilitare, dovendo ripensare ai comuni strumenti riabilitativi e lavorare anche sulla consapevolezza del paziente e, in alcuni casi, sulla sua accettazione della propria condizione. Questo tipo di allodinia si associa a disturbi più o meno estesi al sistema nervoso periferico, come lesioni ma anche compressioni. Dato il lungo iter riabilitativo, i pazienti che soffrono di questa allodinia possono ricevere un tutore che vada a proteggere la parte dagli stimoli tattili, e non solo.
Il team di ricerca ha ideato un tutore da stampare in 3D, per poi confrontarne la funzionalità con uno realizzato con tecnica tradizionale. I punti di vista presi in considerazione sono quello del paziente e quello del praticante.
Procedura e tempi di realizzazione
Il lavoro vede collaborare due enti, da una parte l’University Center of Legal Medicine e dall’altra i Geneva University Hospitals. Gli autori hanno utilizzato: un sistema di scansione portatile, sufficientemente preciso per lavorare sulla mano; la tecnologia 3D scelta è quella della stereolitografia con materiale resinoso; i software di lavorazione selezionati sono due, Meshmixer e Cura. Le scansioni sono state effettuate dai praticanti con il supporto del terapista che ha aiutato il paziente e dire quale fosse la parte della mano soggetta a dolore il sistema scelto è semplice e non richiede grande preparazione.
Le scansioni sono state elaborate con i software indicati per poi essere passate alla stampante che ha realizzato il prodotto finito, impiegando quasi 3 ore e 45 minuti. Il tutore è stato poi lasciato 10 minuti in una soluzione alcolica di isopropanolo per eliminare la resina residua e altri 15 minuti sotto una luce ultravioletta per rafforzare il materiale. In aggiunta servono 5 minuti per la pulizia. Il tutore è pronto, quindi, in 4 ore e un quarto circa, ai quali vanno aggiunti i 10 minuti di scansione e rielaborazione digitale.
La sperimentazione
Tre volontari che soffrono di allodinia cronica irreversibile da parecchio tempo hanno testato il tutore per confrontarlo con gli splint commerciali già utilizzati. Tutti e tre i partecipanti allo studio da anni sono seguiti con terapia occupazionale, essendo così in grado di valutare la reale efficacia del nuovo tutore. Diverse le caratteristiche prese in considerazione, partendo dall’estetica dello splint per passare al comfort, alla facilità di indossamento in pubblico, la rigidità, la traspirabilità, l’ingombro, la facilità di pulizia, l’invecchiamento, la capacità di proteggere le aree affette da allodinia e, infine, la soddisfazione generale. Gli esiti ottenuti sono positivi per tutti gli aspetti indicati, con risposte ottenute sempre o “fortemente d’accordo” o “d’accordo” e nessuna risposta negativa. La stessa situazione è stata registrata per i praticanti che hanno applicato il metodo. Nessuno, tra pazienti e praticanti, ha individuato aspetti in cui uno splint realizzato tradizionalmente superi quello stampato in 3D.
Gli autori hanno allora valutato anche il rapporto costo/tempo di realizzazione che, comunque, può incidere sulla decisione se usare o meno il sistema nella pratica clinica quotidiana. Partiamo dai costi del materiale, che sono sovrapponibili tra i due sistemi, andando da 1 euro a 5 euro rispettivamente per splint acquistato e stampato, con una crescita che va di pari passo con le dimensioni dello splint stesso. Differente il tempo in cui il paziente deve essere presente al momento della presa delle misure: da 45 minuti a 1 ora per lo splint tradizionale a 5 minuti per quello stampato in 3D.
Anche i praticanti risparmiano da 10 a 15 minuti per splint e, nel caso il primo non sia adeguato, basta lavorare sulle scansioni già effettuate e in un paio di minuti si è pronti a stampare la seconda versione. Tanto il lavoro di progettazione in digitale, quanto la stampa, possono essere effettuati in differita, quando il professionista ha tempo. Se ne deduce che a parità di costo o quasi, gli ospedali potrebbero offrire un vantaggio tanto ai pazienti quanto ai professionisti che realizzano i loro tutori.
Studio: Schranz S, Campana L, Giroud M, Hertig S, Egger C. 3D printed splint designed by 3D surface scanner for patients with hand allodynia. Hand Surg Rehabil. 2024 Jan 29:101646.