Particolarmente frequente negli anziani, a causa dell’osteoporosi, e negli sportivi, la frattura di radio distale, anche detta frattura di polso, è tra le più comuni soprattutto dopo i 50 anni. La letteratura ci dice, inoltre, che questa frattura è più frequente nelle donne.

Una parte dei pazienti con frattura di polso deve essere sottoposta a un intervento chirurgico di fissazione con placca volare, eseguita in aperto, che richiede una immobilizzazione dell’articolazione della durata di 2-3 settimane.

Al momento la procedura più comune per supportare la guarigione del radio è il gesso che, però, non consente alcun tipo di mobilizzazione e rischia di incorrere in un irrigidimento articolare.

Gli esperti si stanno ancora confrontando per capire se sia possibile utilizzare un tutore prefabbricato nel post-operatorio. Un tema su cui si concentra uno studio svedese, pubblicato su Journal of Orthopaedic Surgery and Research, che confronta un tutore prefabbricato con il più comune gesso per valutare, in particolare, le percezioni del paziente in termini di disabilità percepita, dolore e forza di presa della mano. Gli enti coinvolti sono l’Università di Gothenburg e l’associato Ospedale Universitario Sahlgrenska.

I parametri considerati

In questo studio randomizzato, 60 pazienti sono stati inseriti nel gruppo “tutore” o in quello “gesso” in modo del tutto casuale, per poi essere valutati in 5 diversi momenti: a 3 giorni dall’intervento e poi a 2 settimane, a 6 e 12 settimane e a 1 anno dall’intervento.

Tutti i partecipanti hanno utilizzato il device di stabilizzazione articolare per 2 settimane, al termine delle quali hanno iniziato la riabilitazione lavorando sul range of motion del polso.

In questo studio il tutore utilizzato è stabile e presenta sbarre volari e dorsali in alluminio. Gli strumenti utilizzati dagli autori per valutare i risultati raggiunti secondo i pazienti è il questionario a 15 domande PRWE (Patient Reted Wrist Evaluation), che indaga dolore e funzionalità percepiti durante comuni attività quotidiane. Il dolore è stato invece misurato con una scala numerica NRS.

Gli esiti di gesso e tutore

Gli autori hanno individuato alcune lievi differenze tra i due gruppi, sia in termine di dolore sia in termini di funzionalità percepita.

Nel primo caso i pazienti che hanno usato il tutore hanno sentito una riduzione del dolore tra le 2 e le 6 settimane, mentre quelli che hanno usato il gesso tra le 6 e le 12 settimane; nel secondo caso, invece, tutti i pazienti hanno percepito un miglioramento funzionale tra le 6 e le 12 settimane, mentre solo quelli che hanno usato il gesso anche tra le 12 settimane e l’anno.

Le differenze evidenziate non risultano però essere statisticamente significative, quindi si può dire che i due metodi siano tra loro equivalenti.

Anche la forza di presa della mano risulta seguire un iter di miglioramento simile nei due gruppi. Tuttavia gli autori sottolineano che il tutore rimovibile presenta dei vantaggi rispetto al gesso, sebbene non siano stati oggetto dello studio.

Per esempio, può essere stretto o allargato in base al possibile edema che si forma dopo l’intervento, potendo diventare anche uno strumento preventivo rispetto all’edema.

Inoltre, il tutore rimovibile si associa a costi inferiori, perché potrebbe richiedere meno visite di controllo e non necessita certamente di essere rifatto, come accade invece per un gesso che risulti troppo largo dopo un certo periodo di tempo.

Blomstrand, J., Sellbrant, I., Nellgård, B. et al. Removable brace is as good as plaster cast after surgically treated distal radius fracture – a randomised controlled study of pain and wrist function. J Orthop Surg Res 20, 691 (2025). https://doi.org/10.1186/s13018-025-06097-0.

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