Protesi di spalla da stampa 3D per impianti customizzati

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(immagine archivio)

Benché meno frequente di quelle di anca e ginocchio, l’artroplastica di spalla è un intervento la cui pratica è in continua crescita. Secondo i numeri presentati da un team del Campus Bio-Medico di Roma lo scorso settembre, tra il 2009 e il 2019 si sono sottoposti ad artroplastica di spalla 73.046 italiani, il che indica un’incidenza media di 13.6 casi ogni 100.000 adulti. Se però si osserva l’incidenza annua, si osserva una costante crescita dai 7.5 casi ogni 100.000 del 2009 agli oltre 20 del 2019.

Le ragioni di questa crescita sono da ricercarsi certamente nell’invecchiamento della popolazione, ma anche in un maggiore sviluppo tecnologico che ha reso le protesi di spalla efficienti.

Inoltre, oggi un anziano vuole restare attivo e muovere le sue braccia senza sentire dolore. Ecco altre informazioni interessanti derivate dallo studio epidemiologico: nella maggioranza dei casi i pazienti di questi interventi sono donne (72.4%) e le artroplastiche di spalla effettuate in dieci anni hanno richiesto una spesa totale di 625.638.990 euro.

Le principali indicazioni che portano all’artroplastica sono l’artrosi che si sviluppa a carico di questa articolazione e la rottura della cuffia dei rotatori: in entrambi i casi l’intervento è l’ultima opzione terapeutica e si esegue solo quando tutte le altre forme di trattamento conservativo non funzionano, riabilitazione compresa. Alternativamente si può ricorrere a questa soluzione anche in presenza di fratture.

Nonostante gli avanzamenti tecnologici, esistono ancora casi di pazienti con poco osso nativo che non possono utilizzare le protesi standard disponibili sul mercato: un problema che, come sottolineato dagli specialisti della Mayo Clinic, si può risolvere realizzando protesi stampate in 3D adatte alla loro speciale anatomia.

Questa opzione offre due indubbi vantaggi, elencati dal dottor Joaquin Sanchez-Sotelo, chirurgo ortopedico dell’ospedale statunitense: «anzitutto, si ha la certezza che l’impianto vada bene per la spalla su cui si deve intervenire; in secondo luogo, in questo modo l’intervento dura molto meno perché non si deve più preparare l’osso a ricevere l’impianto».

Un tempo chirurgico più breve è un dato interessante, perché consente di eseguire più interventi nello stesso lasso temporale, incidendo positivamente sulle liste d’attesa. Inoltre, si riducono i costi dell’intervento. Certo, in presenza di gravi deformità potrebbero esserci problemi di carattere temporale: la stampa 3D ha i suoi tempi.

Tuttavia, secondo il dott. Sanchez-Sotelo gli impianti stampati in 3D potrebbero diventare presto un’ulteriore arma nelle mani del chirurgo ortopedico, rendendo l’intervento di artroplastica di spalla non solo più rapido, ma anche più semplice e con esiti migliori.

Quando la stampa 3D ha iniziato a essere utilizzata con finalità mediche non si sapeva quanto tempo ci avrebbe messo a entrare in corsia: oggi esistono, anche in Italia, laboratori di modellizzazione e stampa 3D a disposizione dei diversi dipartimenti di un ospedale, compreso quello ortopedico. Il limite è ancora il tempo: è difficile utilizzarla in emergenza.

(Lo studio: U.G. Longo, R. Papalia, A. Castagna, S. De Salvatore, E. Guerra, I. Piergentili, V. Denaro. Shoulder replacement: an epidemiological nationwide study from 2009 to 2019. BMC Musculoskeletal Disorders volume 23, Article number: 889 (2022)

Stefania Somaré