Tutori pediatrici e aderenza terapeutica

Uno studio condotto da un team di ricerca statunitense ricorda che quando si valuta l’aderenza terapeutica nei pazienti pediatrici nell’uso di protesi e tutori occorre tenere conto anche dell’avvenuto acquisto.
È intuitivo, infatti, che se un presidio viene prescritto ma poi non acquistato, l’aderenza terapeutica viene a mancare completamente. Se negli USA il mancato acquisto può essere legato a ragioni di carattere culturale, etnico ed economico, essendo il loro un sistema basato sulle assicurazioni, quali sono le possibili difficoltà incontrate in Italia dalle famiglie con figli disabili e/o con necessità di utilizzare dei presidi ortopedici?

Ne abbiamo parlato con Sergio Carpenteri, cofondatore del Centro Ortopedico Essedi e responsabile innovazione tecnica del gruppo Centro Ortopedico Nord.
«Mentre in altri Paesi europei ed extraeuropei vi sono sistemi che prevedono l’assicurazione sanitaria obbligatoria, con la compartecipazione delle assicurazioni private a integrazione della spesa pubblica, la sanità pubblica italiana da sempre è sensibile verso i propri assistiti e si fa carico di quasi tutti i costi. È quindi il SSN a fornire assistenza protesica ai disabili, anche in età pediatrica».

Il meccanismo si basa sui LEA, il cui ultimo aggiornamento è del 22 luglio 2020.

«In virtù di questo meccanismo, il SSN si fa carico delle spese per il periodo necessario, stabilendo periodi di utilizzo e rinnovo dei dispositivi medici, fatta eccezione per i minori di 18 anni che possono necessitare di rinnovi più frequenti degli ausili in fase di crescita.
Si tiene altresì conto dei cambiamenti clinici e fisici degli utenti. Nel caso di una patologia degenerativa che rende necessario un aggiornamento più frequente degli ausili in uso, quindi, il medico prescrittore può constatare un peggioramento clinico e una conseguente non conformità dell’ausilio in uso ed effettuare una nuova prescrizione. Lo stesso vale per rottura accidentale o estrema usura dell’ausilio».

Fin qui tutto sembra perfetto: i pazienti pediatrici possono contare sugli ausili loro necessari per condurre una vita piena e crescere, ma negli ultimi trent’anni si è assistito a un mancato aggiornamento del Nomenclatore Tariffario delle Protesi, settore in cui la tecnologia si è evoluta molto negli ultimi decenni, facendo passi da gigante e proponendo dispositivi più performanti e aggiornati alle nuove esigenze del paziente.

«Si tratta di prodotti e tecnologie che potrebbero portare a radicali miglioramenti nella riabilitazione ma che spesso non possono essere usati dagli utenti che ne avrebbero bisogno. Dato il mancato aggiornamento del Nomenclatore, questi dispositivi non vengono erogati, mettendo le famiglie in condizione di acquistarli privatamente o, in alcuni casi, concorrere con un’integrazione. Dati i costi elevati di questi dispositivi di ultima generazione, la maggior parte delle persone non può affrontare la spesa, dovendosi accontentare di ausili vecchi e, in alcuni casi, obsoleti.
A mio parere, questa situazione sta portando, anche in Italia, a una mancata aderenza terapeutica, non solo tra gli utilizzatori di ausili ortopedici ma anche tra chi soffre della gran parte delle patologie, soprattutto quelle croniche. Tutto ciò porta conseguenze: i trattamenti prescritti diventano inefficaci o vengono addirittura sospesi e, a lungo andare, si ha un fallimento degli obiettivi terapeutici e un peggioramento delle condizioni fisiche del soggetto, il che a sua volta richiede cure più appropriate e spesso più costose».

Quindi, per non erogare presidi ad alto costo, si genera una situazione viziosa che porta a un aumento dei costi assistenziali del paziente.
«È quindi molto importante che si cambi al più presto l’idea che l’assistenza sia solo un costo e un problema e al contrario trasformarla in risorsa e necessità. Bisogna quindi, a mio parere, concentrarsi maggiormente sulla prevenzione, sfruttando la ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica che non deve essere vista come un ostacolo ma come la risposta».

Come si vede, quindi, anche nella nostra bella Italia ci sono pazienti, pediatrici e no, che devono accontentarsi di ausili superati per mancata disponibilità economica, perché ciò che la scienza ha prodotto negli ultimi lustri non è prescrivibile.

Stefania Somaré