Si stima che circa il 5% dei bambini sotto i sei anni d’età possa soffrire di toe walking, condizione che porta a camminare in punta di piedi. Questa abitudine può essere normale prima dei tre anni, ma di solito rientra entro i quattro. Se ciò non accade, possono esserci ragioni di natura neurologica, sensoriale o muscolare, come un’eccessiva tensione dei muscoli del polpaccio, un tendine di Achille troppo corto o deformità del piede, o l’autismo, che può associarsi a questa attitudine. Esistono poi casi, definiti idiopatici, nei quali non sono riconoscibili chiare cause mediche.

Proprio il toe walking è al centro di un recente studio USA (MRI of the Spine in Patients who Toe Walk: Is There a Role?) firmato dal Penn Medicine di Philadelphia, dal Rady Children’s Hospital dell’Universitaà della California a San Diego e dal Boston Children’s Hospital e dal Harvard Medical School di Boston. Gli autori vogliono in particolare mettere in evidenza possibili associazioni tra l’abitudine al cammino in punta di piedi in una popolazione pediatrica ed eventuali deformità o patologie della colonna vertebrale. Il metodo diagnostico utilizzato è la Risonanza Magnetica (RM).

Più tardi inizia il toe walking, più alto il rischio di anomalie alla colonna

Lo studio, retrospettivo, parte da una coorte di 118 bambini con “toe walking” già sottoposti a RM spinale in un periodo di cinque anni. Gli autori hanno valutato le immagini diagnostiche con una regressione logistica multivariabile, identificando quindi 3 sottogruppi in base alla presenza di anomalie maggiori, minori e nessuna anomalia.

In particolare, sono state inserite nelle anomalie maggiori tutte quelle che hanno eziologia prettamente spinale, come la presenza di filum grasso, cordone ancorato, siringe e malformazione di Chiari, mentre tra le anomalie minori si trovano quelle con associazione non chiara al toe walking.

Gli autori hanno potuto osservare che poco più della metà del campione, ovvero il 56%, non aveva lesione alcuna alla colonna, mentre tra gli altri il 25% aveva lesioni maggiori e il 19% lesioni minori. Interessante osservare che i pazienti che hanno iniziato a camminare sulle punte in modo ritardato sono anche quelli a maggiore rischio di incorrere in anomalie maggiori della colonna. Sarebbe interessante chiedersi se siano queste anomalie a stimolare l’andamento in punta di piedi o se, viceversa, sia questo modo di camminare a incidere negativamente sulla colonna. 

Interventi successivi

Il 29% dei pazienti inclusi nello studio sono stati sottoposti a trattamenti chirurgici, come allungamento di un tendine (25%) e distensione o sezionamento del filum grasso (5%). Gli autori hanno anche evidenziato che non c’è una correlazione statistica tra presenza di anomalie maggiori della colonna e sintomi come contrattura severa, dolore alla schiena, incontinenza urinaria, riflessi anomali e fallimento dei trattamenti conservativi. Date queste osservazioni, gli autori suggeriscono di sottoporre a RM della colonna i bambini con toe walking che manifestano la patologia tardi nel tempo, per diagnosticare eventuali anomalie. 

Studio: Flaugh, Rachel A. BS*; May, Collin J. MD, MPH†,‡; Curran, Patrick MD§; Miller, Patricia E MS†; Kasser, James R. MD†,‡; Shore, Benjamin J MD, MPH†,‡. MRI of the Spine in Patients who Toe Walk: Is There a Role?. Journal of Pediatric Orthopaedics