La spasticità è uno degli esiti possibili in pazienti con lesione spinale e determina una diminuzione della qualità di vita, anche perché spesso causa, a sua volta, di dolore e contratture muscolari.

Tra gli approcci possibili per trattare la spasticità in questi pazienti c’è anche la mobilizzazione passiva. Una recente revisione di scopo, condotta dall’Ospedale specializzato per poliomielite e vittime di incidenti di Rødovre e dal dipartimento di Psicologia dell’Università della Danimarca del Sud di Odense, cerca evidenze rispetto all’efficacia dell’uso della manipolazione passiva in questi pazienti, sia effettuata manualmente sia attraverso macchinari ad hoc. Il lavoro è pubblicato su Spinal Cord.

La mobilitazione passiva per la spasticità

Che sia condotta manualmente o con macchinari specifici, la mobilizzazione passiva sembra alleviare la spasticità tramite diversi meccanismi d’azione, alcuni di natura neurologica, come la modulazione dell’input sensoriale, altri di natura non-neurologica, come l’adattamento dei tessuti molli.

Tuttavia, nonostante le osservazioni nel breve termine siano generalmente positive, quando si parla di esiti a lungo termine la comunità scientifica è ancora incerta rispetto all’utilità di utilizzare la mobilizzazione passiva. Lo dimostra il fatto che le linee guida internazionali sconsigliano l’uso di questo approccio, necessitando di maggiori evidenze. Da qui la decisione del team di avviare la revisione, che si basa sulla valutazione di 13 studi in tutto.

Nell’insieme, gli studi utilizzano soprattutto strumenti meccanici per effettuare la mobilizzazione passiva: cicli passivi e mobilizzazione robot-assistita o mobilizzazione in continuo. Solo uno studio si concentra sulla mobilizzazione manuale, il che riduce la possibilità di trovare un’evidenza di efficacia rispetto a questo approccio.

I risultati della revisione

La valutazione dei risultati offerti dagli studi inclusi nella revisione permettono di associare l’uso di mobilizzazione passiva meccanica a una riduzione consistente della spasticità nei pazienti trattati, almeno nel periodo di intervento.

Inoltre, spesso i risultati ottenuti sono transienti e la spasticità tende a ripresentarsi dopo un certo periodo, che si tratti di qualche minuto o di una settimana.

La revisione sottolinea, inoltre, l’associazione tra risultati ottenuti e tipologia di mobilizzazione attuata. Di fatto, data la grande eterogeneità degli studi e dei protocolli attuati, gli autori concludono che non è possibile rispondere in modo esauriente al quesito iniziale. Il valore terapeutico della mobilizzazione passiva resta, quindi, incerto.

Williamson, S.D., Aaby, A.O., Ejersbo, A.O. et al. Passive movement interventions and spasticity outcomes in individuals with spinal cord injury during rehabilitation: a scoping review. Spinal Cord (2025). https://doi.org/10.1038/s41393-025-01141-6

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