Sembra un dato di fatto, ma fino al 28 marzo non era così: causa una precedente sentenza, era lasciata aperta anche al medico la possibilità di operare in ambito fisioterapico. Questo fino al 28 marzo scorso, quando la Corte di Cassazione ha definitivamente chiuso la questione, confermando che solo il fisioterapista, laureato in Fisioterapia o con titolo della formazione pregressa equipollente o riconosciuto come equivalente, può praticare fisioterapia. Si legge nella sentenza di fine marzo che la “laurea in medicina consente l’espletamento di attività ausiliarie ma non anche di attività, quale la terapia riabilitativa, che non hanno tale carattere e il cui svolgimento postula uno specifico diploma universitario”. Si tratta, di fatto, di una sentenza epocale perché «traccia per la prima volta il concetto dell’esclusività dell’ambito di attività, logica conseguenza della “titolarità” già sancita dalla legge 251 del 2000 per questa area professionale, con buona pace di tutti i tipi di abusivismo professionale», come si legge sul sito di Aifi, l’Associazione Italiana Fisioterapisti.
Stefania Somaré