Nel 2020 i disturbi lombari hanno interessato oltre 619 milioni di persone, rappresentando ancora oggi la lesione muscoloscheletrica più diffusa a livello globale. Si stima infatti che per il 2050, si supereranno gli 840 milioni di casi. Nonostante questa frequenza, solo una parte dei pazienti presenta cause ben definite. Tra le possibili origini anatomiche, la presenza di una vertebra di transizione lombosacrale è una delle anomalie congenite più comuni, con una prevalenza che oscilla tra il 7% e il 30%. Quando questa condizione si associa lombalgia si parla di sindrome di Bertolotti.
Un’analisi retrospettiva su 469 pazienti
Un’indagine condotta su 1.023 radiografie lombari eseguite in emergenza tra il 2018 e il 2020 ha portato ad individuare un campione finale di 469 pazienti con lombalgia non traumatica. Due chirurghi ortopedici hanno valutato le immagini in modo indipendente, classificando le vertebre di transizione secondo i sistemi Tini e Castellvi. L’affidabilità inter-osservatore è risultata sensibilmente elevata, con valori di Kappa >0,90, mentre l’età media del campione era di 50 anni.
Perché la vertebra di transizione provoca dolore?
La fusione o pseudo-articolazione tra processo trasverso e sacro può generare ipomobilità locale e aumentato sovraccarico sui segmenti superiori, favorendo degenerazione discale e stenosi foraminale. La letteratura descrive anche alterazioni del legamento iliolombare, più sottile e meno resistente sopra la vertebra anomala, oltre a possibili compressioni radicolari dovute all’allargamento del forame.
Alta prevalenza della sindrome di Bertolotti
La sindrome di Bertolotti è sorprendentemente risultata diagnosticata nel 62% dei pazienti valutati. La classe più frequente, in entrambe le classificazioni, era di tipo I, caratterizzato dall’ipertrofia del processo trasverso, con una prevalenza superiore al 70%. Il coinvolgimento bilaterale era il pattern morfologico più comune. Questi dati suggeriscono che la vertebra di transizione potrebbe essere molto più rilevante nella lombalgia acuta rispetto a quanto finora riconosciuto.
Una condizione da non trascurare
Nonostante l’incidenza della sindrome nella popolazione generale sia stimata tra il 4% e il 6%, nei pazienti giovani può raggiungere l’11%. La diagnosi si basa su riscontri radiologici, generalmente una radiografia anteroposteriore, mentre la TC e la RM sono utili nei casi dubbi o per valutare compromissioni nervose.
Lo studio suggerisce che, nei pazienti che arrivano in Pronto Soccorso a seguito di una lombalgia, la presenza di una vertebra di transizione è superiore al 60% rispetto alla popolazione generale.
La ricerca suggerisce quindi che sindrome di Bertolotti dovrebbe essere considerata più frequentemente nella diagnosi differenziale della lombalgia, poiché un riconoscimento tempestivo potrebbe orientare verso approcci terapeutici più mirati, aprendo nuove prospettive nel trattamento del processo megatrasverso e delle sue implicazioni biomeccaniche.
Achar E, Trecco JPSS, Meves R, de Lima MV. BERTOLOTTI SYNDROME. Acta Ortop Bras. 2025 Sep 22;33(5):e290072. doi: 10.1590/1413-785220253305e290072. PMID: 40995499; PMCID: PMC12456892.


