La scoliosi idiopatica è una deformazione della colonna vertebrale che nel mondo interessa il 2-3% dei ragazzi di età compresa tra i 10 e i 19 anni, con una prevalenza maggiore nel genere femminile. Fino a oggi non è mai stata identificata una causa, o una serie di cause, per lo sviluppo della patologia che, almeno da letteratura, non è legata al peso dello zaino scolastico né alla pratica di sport asimmetrici, come il tennis. Un recente studio suggerisce che la risposta possa risiedere nel cervello.

Pubblicato su Clinical Radiology, il lavoro è stato condotto da due enti di Singapore, il Singapore General Hospital e l’Istituto Nazionale di Neuroscienze, con il coinvolgimento di 34 adolescenti, 16 con scoliosi idiopatica e 18 senza.

I ricercatori hanno effettuato una valutazione clinica e ortopedica di ogni partecipante, sottoponendolo anche a una risonanza magnetica con tensore di diffusione del cervello in 3D, ad alta definizione, al fine di effettuare una morfometria basata sul volume dell’intero cervello, una analisi statistica spaziale basata sul tratto e una trattografia anche della sostanza bianca. Ogni RMI è stata studiata da due valutatori in modo indipendente.

Differenze tra il cervello dei pazienti con scoliosi e i gruppo di controllo

Ciò che gli autori hanno riportato nel proprio studio è la presenza di differenze tra il cervello dei ragazzi dei due gruppi coinvolti. In particolare, si osserva una asimmetria delle misure quantitative effettuate nel cervello dei pazienti con scoliosi idiopatica, misure che risultano differenti tra il lobo destro e sinistro.

Inoltre, il tronco encefalico di questi pazienti presenta un rigonfiamento a livello del ponte. Ciò suggerisce, come spiegato dal professor Lo Yew Long del Dipartimento di Neurologia dei due istituti partecipanti, che «la scoliosi sia connessa in qualche modo al cervello e al midollo spinale».

Se questa scoperta venisse confermata, se ne potrebbero utilizzare le informazioni per implementare i metodi di diagnosi per scoliosi idiopatica e, anche, i percorsi terapeutici utilizzati. «Si potrebbe per esempio pensare – riprende il professor Lo Yew Long – di ideare interventi neurologici per ridurre la progressione della deformazione della colonna. Si potrebbe farlo, per esempio, utilizzando i campi magnetici o le correnti elettriche a bassa intensità per stimolare o modulare l’attività del cervello».

Prima occorre raccogliere maggiori dati ed evidenze. Per questo il team prevede già di «condurre studi su coorti di pazienti più ampie, aggiungendo anche aspetti di genomica e usando modelli di RMI più avanzati. Potremmo così trovare modo per identificare i pazienti a rischio di sviluppare scoliosi, o di andare incontro a progressione eccessiva, per trattarli al meglio, ma anche di capire come mai le ragazze corrono un rischio maggiore di sviluppare questa condizione», spiega il professor Chan Ling Ling, del Dipartimento di Diagnostica Radiologica e del nuovo Dipartimento di Neuroradiologia del Singapore General Hospital.

Studio: The hindbrain and cortico-reticular pathway in adolescent idiopathic scoliosis, Soh, R.C.C. et al. Clinical Radiology, Volume 79, Issue 5, e759 – e766

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