Scoliosi, è possibile una pausa dal corsetto?

Secondo uno studio statunitense sì, se il paziente ha curve con angoli di Cobb che lo permettono ed è stato ligio al proprio percorso terapeutico.

Con il 2-3% di prevalenza sulla popolazione giovanile mondiale, la scoliosi idiopatica è una delle principali deformazioni della colonna. L’insorgenza media avviene poco prima o durante l’età dello sviluppo, ma una piccola percentuale di casi si manifesta intorno ai 3 anni: interessante osservare che, nel primo caso, i pazienti sono nella gran maggioranza dei casi femmine, mentre nel secondo sono per lo più maschi. Altra differenza tra la forma infantile e quella adolescenziale è che la prima è spesso più grave.

In presenza di curve scoliotiche con angolo di Cobb superiore a 20° si opta per l’uso di un corsetto, scelto in base alle caratteristiche del paziente. In molti casi il dispositivo deve essere indossato h24 7/7, con piccole pause dedicate all’igiene personale. Da letteratura è noto che l’aderenza terapeutica al corsetto è bassina, nel mondo.

Ci sono metodi per aumentare la compliance al trattamento, dal creare una relazione di fiducia con il/la paziente e la sua famiglia al fornire un supporto psicologico per affrontare le difficoltà, legate per lo più al confronto con i pari, fino ad arrivare all’inserimento di sensori di calore all’interno del corsetto stesso, per poter registrare in tempo reale l’indossamento.

Inoltre, non esiste ancora un consenso internazionale rispetto alla regola dell’indossamento a tempo pieno: in alcuni Paesi si suggerisce un uso più blando del dispositivo. Tra questi Paesi ci sono anche gli Stati Uniti. 

Quando una pausa diventa opportuna

Un recente studio del Children’s Hospital di Philadelphia valuta la possibilità di capire quali pazienti possono permettersi una pausa dal corsetto, senza incorrere in peggioramenti nella curva scoliotica.

Pubblicato su Spine Deformity, l’articolo si basa su un’analisi retrospettiva dei dati storici di 56 pazienti seguiti dall’ospedale pediatrico per capire in quali situazioni l’équipe di cura è più propensa a dare un periodo di stop all’uso del corsetto ai pazienti.

I pazienti hanno dai 4 ai 9 anni. In caso di “vacanza” dal tutore, il giovane paziente viene seguito per valutare un eventuale peggioramento della colonna, motivo per riprendere subito l’indossamento del corsetto. Questa analisi mette in evidenza alcuni fattori interessanti.

Il primo riguarda proprio l’aderenza terapeutica: sono infatti i soggetti che maggiormente seguono il piano terapeutico a venire premiati con periodi di rilassamento dal corsetto. Al contrario, chi mostra un’aderenza scarsa difficilmente può abbandonare il tutore, anche se per poco tempo. Esistono poi altri fattori che influenzano la scelta dei curanti, ovvero il BMI e la curva al momento della diagnosi: soggetti con un BMI più alto e con curve più ampie al momento della diagnosi non ricevono la sospensione dal corsetto.

Quanto dura la sospensione?

Gli autori hanno anche valutato la durata della sospensione del corsetto? Dipende dalle caratteristiche del paziente. Nel campione, su 20 pazienti che hanno ottenuto la sospensione, solo 9 hanno ricominciato a indossare il tutore, perché la colonna stava iniziando a peggiorare nuovamente, in questi casi, il periodo medio di sospensione è di 11 mesi e mezzo.

Gli altri 11 pazienti non hanno avuto ulteriori peggioramenti e hanno continuato a non indossare il corsetto, avendo raggiunto curve con angolo di Cobb pari a 13.5 ± 5.5. Il tempo medio di indossamento, per questi ragazzi, è stato di 2.6 ± 0.9. Gli autori sottolineano che lo studio dimostra anche il ruolo centrale che i pazienti hanno nel dare forma al proprio percorso terapeutico.

Lo studio: Lee, J., Chaclas, N., Hauth, L. et al. Predicting brace holiday eligibility in juvenile idiopathic scoliosis. Spine Deform (2024). https://doi.org/10.1007/s43390-024-00924-w