Gli ultimi mesi hanno visto i servizi sanitari regionali concentrati sul Covid-19, con conseguente riorganizzazione dei servizi essenziali, in parte rimandati, come nel caso delle visite specialistiche non urgenti.

D’altra parte, non pochi pazienti si sono trovati nell’indecisione se recarsi o meno in Pronto Soccorso anche a fronte di sintomi importanti, per paura di essere contagiati.

Un comparto che ha risentito è quello dei servizi protesici, al quale afferiscono persone fragili che necessitano di continuità assistenziale.

Lo dimostra una lettera inviata da Confindustria Dispositivi Medici – in collaborazione con Assortopedia, Cidos, Confapi e Confimi Industria – al Ministero della Salute e al presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome in cui si chiede che la filiera dell’assistenza protesica sia messa in condizioni di continuare a lavorare per dare assistenza ai quasi 3 milioni di persone che ne hanno bisogno.

Si legge nel documento: «è fondamentale riattivare il SSN sull’assistenza protesica territoriale; se in questa fase non si riesce, con sollecitudine, a garantire la massima presa in carico anche alle persone con disabilità, a quelle ospitate nelle strutture di ricovero o presso il proprio domicilio, le conseguenze nei confronti delle persone più fragili e anziane non autosufficienti sarà alto, come confermato da Fish in “Covid-19 e disabilità: appello alla politica, fare presto”).

Da evidenziare che le aziende protesiche spesso sono in difficoltà economiche a causa dei ritardi dei rimborsi da parte della Pubblica Amministrazione: una delle prime azioni da intraprendere, quindi, per sostenere il comparto è proprio pagare nell’immediato tutto lo scaduto. Questa la prima richiesta del documento.

La seconda, altrettanto importante, è di ripristinare «l’iter di prescrizione, autorizzazione e fornitura dei dispositivi protesici così come previsto dallo stesso Dpcm 12/1/2017, stante la non operatività degli ambulatori per visite specialistiche e degli uffici di assistenza protesica.
La situazione determinatasi paralizza ogni erogazione a favore del disabile, che oggi ha cessato di essere interlocutore del SSN.

È necessario che tutte le figure sanitarie legate al mondo della disabilità tornino a svolgere a tempo pieno l’attività ambulatoriale ordinaria per consentire la visita, l’elaborazione del piano terapeutico e la successiva prescrizione e siano adeguatamente supportate dagli uffici e dalle strutture pubbliche che si occupano di assistenza protesica».

Da parte loro, i professionisti del comparto sono pronti a ripartire, con le dovute precauzioni, per assicurare la salute propria e degli assistiti.

Stefania Somaré