Negli ultimi tempi l’ortopedia si sta avvalendo molto della medicina rigenerativa, in particolare di derivati piastrinici e cellule mesenchimali, per ridurre lo stato infiammatorio a livello di tendini e articolazioni e anche per finalità riparative.
Uno studio condotto da un’équipe della Ohio State University e presentato durante il congresso annuale dell’American Orthopaedic Society for Sports Medicine nel mese di luglio ha indagato gli effetti del PRP (plasma ricco di piastrine) nel ridurre il rischio di fallimento della ricostruzione del menisco.
Sono stati coinvolti nello studio 550 pazienti sottoposti a riparazione del menisco, 203 dei quali con aggiunta di PRP come potenziatore dell’intervento e 347 senza PRP.
Inoltre, i ricercatori hanno suddiviso i pazienti in altre due categorie: quelli che hanno avuto bisogno anche della ricostruzione del legamento crociato (399) e quelli che non ne hanno avuto bisogno (151).
I ricercatori hanno quindi valutato in quali di questi pazienti la riparazione del menisco è fallita, con un follow-up di 3 anni.
I risultati non hanno rivelato grandi differenze nella ri-rottura del menisco tra i due gruppi: il 17% ha visto fallire l’intervento tra coloro che non hanno ricevuto PRP, percentuale che scende al 14,7% nel gruppo che ha utilizzato il preparato.
Una caratteristica che sembra difendere dalla riparazione fallimentare del menisco è l’età, probabilmente per il minore uso che si fa del ginocchio con il passare degli anni.
Inoltre, a fare la differenza nell’efficacia del PRP è la concomitante presenza di una rottura del legamento crociato anteriore: quando questa è presente, i PRP funzionano peggio che in sua assenza.
Lo studio suggerisce quindi di utilizzare le PRP solo quando il paziente deve riparare il menisco ma non il crociato anteriore.
Stefania Somaré