Le fratture al collo del femore rappresentano circa il 3,59% di tutte le fratture che si verificano annualmente nel mondo. I più colpiti sono gli anziani, il cui sistema scheletrico è indebolito dall’età. Il trattamento più utilizzato è quello chirurgico, in particolare l’artroplastica totale di anca.

Tuttavia, nel paziente anziano l’intervento può determinare una serie di complicanze post-operatorie, prime fra tutte il delirio, condizione che spesso si esaurisce in pochi giorni ma che, in taluni casi, perdura per settimane se non mesi, trasformandosi alle volte in una condizione cronica che riduce l’autonomia del paziente.

Uno studio cinese (The impact of perioperative enhanced recovery nursing model on postoperative delirium and rehabilitation quality in elderly patients with femoral neck fractures) verifica gli effetti di un modello ERAS (Enhanced recovery after surgery), con coinvolgimento del personale infermieristico in fase pre e post operatoria, sullo stato cognitivo dei pazienti anziani sottoposti ad artroplastica totale dell’anca per frattura del collo del femore. In tutto sono 160 i pazienti coinvolti, operati tutti dallo stesso chirurgo.

Le diversità tra i protocolli confrontati

Gli autori hanno deciso di utilizzare un disegno randomizzato e standardizzato per il loro studio, dividendo i partecipanti in due gruppi: 87 seguiti con il modello ERAS e 73 con il metodo tradizionale. Le differenze tra i due percorsi terapeutici sono significativi.

I pazienti trattati con ERAS seguono un percorso pre-operatorio di educazione sanitaria, grazie al quale capiscono il ruolo degli esercizi post-operatori, e ricevono un supporto psicologico personalizzato.

Sia prima che dopo l’intervento vengono idratati più dei pazienti che seguono il percorso tradizionale, ricevendo una anestesia più breve. Inoltre, seguono una terapia del dolore standardizzata a base di antidolorifici orali. Grande importanza viene data anche alla qualità del sonno durante il ricovero e al supporto della famiglia.

Gli autori hanno confrontato gli effetti dei due protocolli terapeutici su tre diversi fattori:

  • incidenza del delirio, valutato con il Confusion Assessment Method a 24 ore, 48 ore e 72 ore dall’intervento;
  • qualità del sonno, valutato con il Pittsburgh Sleep Quality Index, sempre a 24, 48 e 72 ore dall’intervento;
  • qualità di vita, valutata con l’Harris score e la Short Form Health Survey 36 a 1 mese, 3, 6 e 12 mesi dopo l’intervento.

I risultati supportano l’uso del protocollo ERAS

Per quanto riguarda l’incidenza del delirio: gli autori trovano differenze statisticamente significative di questo sintomo a 48 e 72 ore dall’intervento, rispettivamente pari al 9,5% nei pazienti tradizionali contro il 4,1% di quelli ERAS, e al 6,8% contro il 2,1%. Nessuna differenza invece alle 24 ore.

Anche il sonno è decisamente migliore nei pazienti trattati con il protocollo ERAS, così come la qualità di vita una volta rientrati al domicilio. ERAS consente anche di ridurre i tempi di mobilizzazione e la durata del ricovero, questo riduce il rischio dei pazienti di incorrere in infezioni nocosomiali e di rientrare prima al domicilio.

Questi primi risultati, pubblicati su BMC Musculoskeletal Disorders, necessitano ora di essere confermati in studi più ampi.

Studio: Wang C, Tan B, Qian Q. The impact of perioperative enhanced recovery nursing model on postoperative delirium and rehabilitation quality in elderly patients with femoral neck fractures. BMC Musculoskelet Disord. 2023 Dec 6;24(1):947.