Osteoporosi: Call for Action del Fragility Network

In Italia il costo della gestione dei pazienti con fratture da fragilità da osteoporosi è pari a 7 miliardi di euro l’anno.
Un costo destinato a crescere, se si pensa che, secondo le stime, nel mondo il numero di fratture al femore per osteoporosi crescerà dagli attuali circa 2,7 milioni di casi l’anno a 4,5 milioni di caso l’anno nel 2050.

Tutto questo è legato all’invecchiamento della popolazione, ma ci si chiede se sia comunque possibile agire per contenere questa tendenza.
Di recente l’Osservatorio sull’impiego dei medicinali dell’AIFA ha fatto notare che in Italia solo il 21% dei pazienti che ha subito una frattura da fragilità era sotto trattamento per osteoporosi.

Inoltre, il Fragility Fracture Network (FFN), composto da oltre 800 soci nel mondo, sottolinea l’importanza di un approccio multidisciplinare a questa importante e debilitante patologia e rilancia la Global Call to Action (CTA) firmata da sei organizzazioni internazionali (EFORT, EUGMS, FFN, ICON, IGFS, IOF) e approvata da 81 organizzazioni.
Quali sono le proposte della CTA?
Sostanzialmente propone tre azioni:
assistenza multidisciplinare nella fase acuta con frattura al femore, alle vertebre e altre fratture;
prevenzione per evitare che le fratture da fragilità si verifichino;
supporto alla riabilitazione e assistenza nelle fasi post acute per ridare indipendenza alla paziente.

Paolo Falaschi

Paolo Falaschi, past president e coordinatore della Education Committee della Fragility Fracture Network (FFN), afferma: «le persone con fratture da fragilità dovrebbero essere gestite nel contesto di un sistema clinico multidisciplinare che garantisca un’adeguata ed efficiente valutazione e una buona preparazione preoperatoria.

In pazienti con frattura di femore, il modello di gestione del paziente che vede collaborare geriatra, ortopedico e altre professionalità (urgentista, anestesista, fisiatra, fisioterapista, infermiere) in un reparto di Ortogeriatria dedicato, ha dimostrato di ridurre il tempo che precede l’intervento chirurgico, la durata della degenza ospedaliera e il tasso di mortalità intraospedaliera».

Stefania Somaré