Nuovi Lea non a favore della disabilità

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Vincenzo Falabella

A poche settimane dall’approvazione definitiva dei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza le associazioni che tutelano i disabili iniziano a farsi sentire con forza (o meglio continuano a farsi sentire con forza). È la volta della FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, nella persona del suo presidente Vincenzo Falabella (nella foto). «Non potevamo aspettarci nulla di diverso: quando un testo di questa portata viene redatto ignorando la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, l’esito non può che essere quello che abbiamo sotto gli occhi. Un testo obsoleto, inadeguato, ampiamente irricevibile».
Vediamo quali sono le critiche mosse.
La prima: il documento è stato redatto ignorando i pareri di tutti coloro che vivono quotidianamente con la disabilità, dalle associazioni alle organizzazioni civili di operatori e tecnici, fino all’Osservatorio Nazionale sulla Disabilità che opera all’interno del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, perdendo di fatto l’occasione di creare un testo realmente innovativo e moderno.
La seconda: non sono state modificate le logiche sottese al mondo delle prestazioni ed erogazioni ai disabili, che restano di fatto incentrate su criteri amministrativi e di cassa, limitando di fatto la libertà di scelta delle persone disabili.
La terza: l’abilitazione e la riabilitazione restano relegate a margine, mentre dovrebbero essere centrali nel percorso della disabilità. E non finisce qui. Fish sottolinea ancora che non vi è attenzione alcuna, all’interno del testo, alle menomazioni di natura sensoriale e alle esigenze delle persone con disabilità intellettiva e/o relazionale relativamente all’informazione, alla comunicazione, all’accessibilità alle campagne di prevenzione, alle relazioni con gli operatori sanitari e sociosanitari e che tutto il testo esclude, di fatto, il progetto individuale del paziente.
«I nuovi Lea», riprende Falabella, «perpetuano il concetto di “compensazione della menomazione” nell’erogazione degli ausili e delle protesi, al contrario di quanto prevede la CRPD in termini di diritto alla salute, alla mobilità, alla comunicazione».
Vi è un ultimo aspetto evidenziato dalla Federazione: si è lasciata troppa autonomia alle Regioni per questioni non meramente amministrative, il che si può tradurre in differenze tra le singole Regioni; non si sa quando il decreto dovrà divenire operativo. Pare infatti che l’Intesa Stato-Regioni del 9 settembre abbia previsto una graduale applicazione. Quanto graduale però non si sa.

Stefania Somaré