La colonna vertebrale, albero del benessere

Mi piace pensare alla colonna vertebrale come asse portante del nostro corpo, “albero” sul quale, più o meno direttamente, trova inserzione la gran parte dei distretti muscolari che generano il movimento degli arti superiori e inferiori. Per descrivere questa conformazione si parla solitamente di sistema a “sartie”, similitudine con il mondo velico che mi ha sempre colpito e che riporta proprio all’insieme di cime e tiranti che nel loro insieme sorreggono l’albero di un’imbarcazione a vela.

Un gioco di tensioni differenti che trovano una propria complementarità capace di generare equilibrio e che prende il nome di tensegrità, principio ben noto in architettura, ma che trova una propria collocazione anche nella biomeccanica umana.

È proprio in questa innata capacità di autoalimentare il proprio bilanciamento che nasce la magia che rende il nostro organismo la “macchina” più efficiente che si possa immaginare: la funziona principale del nostro sistema tonico-posturale è, infatti, proprio quella di portare a una condizione di equilibrio che deve essere mantenuta nel modo più economico ed ergonomico, ovvero con il minor sforzo e dispendio energetico possibile. In modo sempre dinamico, dove il movimento è vita, magari impercettibile, ma sempre presente e misurabile: passa da qui, infatti, una buona parte delle indagini strumentali posturometriche che proprio attraverso la misurazione di questo movimento offrono un’immagine dello stato di salute sistemica.

In tutto questo la colonna vertebrale rappresenta un elemento sempre coinvolto, sia con la sua funzione di sostegno, sia come segmento dove le forze e tensioni muscolari agenti per condurre a tale equilibrio vanno a sfociare. Elemento cardine della tensegrità biomeccanica, “albero” su cui le sartie muscolari agiscono per generare movimento, per generare vita.

Ma ciò che della colonna vertebrale mi ha sempre maggiormente affascinato è probabilmente il suo essere per propria natura instabile, in quanto sovrapposizione di più elementi (vertebre) mobili l’uno sull’altro e proprio per questo dotata di una propria innata complessità. Non esiste un altro segmento capace di abbinare allo stesso tempo mobilità, necessaria per la generazione del movimento e la gestione dell’equilibrio, capacità di sostegno ed una fondamentale funzione di protezione di strutture nobili come il midollo spinale. Un’architettura in cui tutto deve essere perfettamente calibrato, pena l’insorgere di alcune delle più comuni condizioni patologiche dell’uomo moderno come il low back pain, ovvero il più classico dei mal di schiena.

Molti studi statistici hanno dimostrato come la lombalgia cronica rappresenti una delle prime, se non la prima, causa di malattia e conseguente assenza dal luogo di lavoro, rappresentando per questo un costo sociale estremamente elevato. Difficilmente si incontra una persona di età adulta che almeno una volta nella vita non sia incorsa in un episodio di lombalgia capace di limitare, anche solo per un breve lasso di tempo, le proprie attività di vita quotidiana.

Proprio questa incidenza, abbinata alle moltissime cause che possono condurre ad una sua insorgenza come sovraccarichi meccanici, sovrappeso e sempre più spesso condizioni di stress psicologico, sottolinea l’importanza della colonna vertebrale come fulcro del benessere della persona.

Se non tutto, molto passa da quell’albero, da quella capacità di rivelarci lo stato di salute di un paziente attraverso l’interpretazione di dati che da lì trovano origine, da quel senso di forza stabile unita a dinamismo e mobilità che, trovando un proprio equilibrio, generano benessere.

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