L’amputazione transfemorale è il tipo di amputazione più frequente al mondo. Secondo uno studio pubblicato sul Journal of NeuroEngineering and Rehabilitation nel dicembre 2021, il numero di amputati al mondo si aggirerebbe intorno ai 40 milioni di unità, il 90% dei quali amputati di arto inferiore: di questi, il 26% sarebbe un amputato transfemorale.

Le cause che portano a questo tipo di amputazione possono essere differenti, come guerra, incidenti stradali o lavorativi, patologie oncologiche e vascolari, diabete compreso.

Oggi il mercato offre diverse tipologie di protesi per questi pazienti, almeno per quelli che vivono nei Paesi più ricchi, eppure non si è ancora riusciti a raggiungere una qualità tale da ridare al soggetto la stessa qualità del passo che aveva con l’arto nativo. Ciò porta a una serie di disagi che, spesso, si traducono in una riduzione della mobilità che a sua volta può impattare sulla salute generale di queste persone.

Un recente studio giapponese valuta la possibilità di utilizzare tutori e sensori inerziali per favorire l’allineamento di bacino e tronco di amputati transfemorali durante il passo attraverso un monitoraggio continuo e l’invio di biofeedback. Lo studio valuta anche gli effetti di questo sistema sulla cinematica del passo dei partecipanti.

I risultati

Pubblicato su Prosthetics and Orthotics International, questo studio pilota coinvolge 10 pazienti con amputazione transfemorale. Il team di lavoro ha prima di tutto sviluppato un apposito device per tronco e bacino che integra caratteristiche ortesiche e un sensore inerziale che fornisce, come anticipato, un feedback rispetto all’allineamento dei due segmenti corporei.

La valutazione di efficacia è stata effettuata tramite un test del cammino, eseguito in 4 diverse modalità: senza alcun device, con il solo sensore che fornisce indicazioni sull’inclinazione del tronco, con solo l’ortesi di supporto e con il device integrato.

I risultati non sono entusiasmanti, nel senso che non indicano differenze significative negli indici considerati tra le 4 modalità di camminata.

Tuttavia, si osservano alcune differenze significative per quanto riguarda il range of motion del tronco e del bacino, sia in rotazione sia in flessione laterale. Risultati simili sono stati raggiunti anche per l’inclinazione pelvica antero-posteriore.

Per scendere un poco nel dettaglio, l’uso del sistema integrato si traduce in una riduzione della flessione laterale e della rotazione di entrambi i segmenti durante la fase stance del passo.

Per questa ragione, gli autori pensano che il sistema potrebbe aiutare a ridurre i movimenti di compensazione messi in atto dagli amputati transfemorali durante il passo, movimenti che nel tempo portano problemi ad altre parti del corpo.

Tuttavia, gli autori osservano anche riduzione del range of motion di tronco e bacino anche in altre condizione: per esempio, la flessione laterale diminuisce quando la gamba nativa è in fase di stance se si usa il solo sensore, mentre diminuisce quando è coinvolta la gamba protesica usando il device da solo o integrato con il sensore. La rotazione del bacino, invece, diminuisce solo con il sensore.

Come si vede, le variabili in gioco sono molte. Occorrono altri studi per capire se l’integrazione del tutore con il sensore con biofeedback possa essere davvero utile.

Lo studio è stato condotto da diversi enti di Tokyo: la Toyo University e l’University of Tokyo, il Centro Tetsudou Kousaikai Foundation Prosthetics and Orthotics Support e la Nippon Medical School.

Katsuhira J, Iwashita K, Ohno Y, Yozu A. Effects of orthotic devices and sensor feedback on the trunk and pelvis kinematics during gait of transfemoral amputees. Prosthet Orthot Int. 2025 Jun 11. doi: 10.1097/PXR.0000000000000458. Epub ahead of print. PMID: 40498880

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