Secondo uno studio del 2024, pubblicato su “Plos Medicine“, l’incidenza della frattura di femore precoce dopo artroplastica totale di anca sarebbe tra le principali cause di reintervento, colpendo circa l’1% dei pazienti trattati, con un costante aumento del numero di casi.
Lo stesso studio individua i soggetti a maggior rischio di frattura post-operatoria, ovvero gli over 70 e i pazienti sottoposti ad artroplastica totale in seguito a una frattura di femore.
Questa complicanza post operatoria è particolarmente grave: si associa, infatti, sia ad alti costi di assistenza che a un alto tasso di mortalità a un anno (15%).
Tra i fattori che possono determinare la frattura di femore post artroplastica totale si trovano anche le caratteristiche dell’impianto utilizzato. Per questo un recente studio, pubblicato su “The Bone and Joint Journal”, si concentra proprio su questo aspetto.
Lo studio
Condotto in Giappone, questo ampio studio retrospettivo mette a confronto le due tipologie di stelo protesico più utilizzate nell’artroplastica totale di anca: il cuneo conico piatto e il collare femorale completamente rivestito in idrossiapatite (HA). In entrambi i casi, l’approccio chirurgico utilizzato è anteriore.
I pazienti presi in considerazione sono in tutto 4.511, dei quali 1.842 trattati con il cuneo conico piatto e 2.669 con il collare femorale rivestito. Tutti i pazienti inclusi nello studio sono stati operati dallo stesso chirurgo tra il 2009 e il 2024, il che permette di mettere a confronto con sicurezza gli esiti.
Lo studio evidenzia un minor numero di casi di frattura post-intervento nei pazienti trattati con collare femorale completamente rivestito in idrossiapatite, rispetto a quelli trattati con cuneo conico piatto: lo 0,11% contro lo 0,72%.
Caratteristiche delle fratture precoci di femore dopo artroplastica totale di anca individuate
Tra i 15 pazienti che hanno subito una frattura precoce dopo l’intervento di artroplastica totale di anca:
- due casi sono classificabili come tipo A(G),
- uno come tipo A(L),
- cinque come frattura B1,
- sette come frattura B2.
Mediamente queste fratture sono avvenute entro 10 giorni dall’intervento e nel 73% dei casi non è stato possibile individuare il meccanismo alla base della nuova lesione.
Questi casi sono stati trattati in modi differenti a seconda della gravità della frattura: cinque per via conservativa, otto con osteosintesi e due con una revisione dell’intervento.
Fonte: Hirasawa, R., et al. (2025). Collared fully hydroxyapatite-coated femoral components reduce early periprosthetic femoral fractures in total hip arthroplasty with the direct anterior approach. The Bone & Joint Journal. doi.org/10.1302/0301-620x.107b10.bjj-2024-1494.r1


