Tra le complicanze dell’artrite reumatoide c’è la necessità di ricorrere all’artroplastica, in particolare quando si tratta dell’anca.
In questi casi l’intervento può, però, essere reso più complesso dalla presenza di osteoporosi, che spesso si associa a questa patologia sistemica.
Si rende quindi necessario misurare la densità ossea (BMD) prima di procedere con l’intervento, soprattutto se è presente uno stadio avanzato di osteoartrite.
Uno studio retrospettivo tedesco si è focalizzato proprio su questo obiettivo, analizzando le informazioni di 50 pazienti adulti con osteoartrite secondaria ad artrite reumatoide (Mühlenfeld M, Strahl A, Bechler U, Jandl NM, Hubert J, Rolvien T. Bone mineral density assessment by DXA in rheumatic patients with end-stage osteoarthritis undergoing total joint arthroplasty. BMC Musculoskelet Disord. 2021 Feb 11;22(1):173. doi: 10.1186/s12891-021-04039-5. PMID: 33573628).
In particolare, gli autori hanno valutato le misure rilevate con DXA (dual energy X-ray absorptiometry) su anca e colonna vertebrale entro tre mesi dall’intervento, mettendole in relazione tramite modelli di regressione lineare multivariata con alcune caratteristiche specifiche dell’artrite reumatoide.
Si è così evidenziato che tra questi pazienti, quelli che necessitano di artroplastica totale di ginocchio hanno un maggior rischio di essere affetti da osteoporosi, rispetto a quelli da sottoporre ad artroplastica totale d’anca (32% contro 12%).
L’osteopenia si è comunque evidenziata in entrambe le coorti di pazienti.
Lo studio ha sottolineato anche l’esistenza di alcuni fattori predisponenti: nella coorte artroplastica totale d’anca questi sono il genere femminile, un basso BMI e l’uso di prednisolone; nella coorte artroplastica totale di ginocchio è invece indicativo il livello di osteoartrite determinato con lo score di Kellgren-Lawrence.
I pazienti coinvolti sono pochi, il che richiede un approfondimento della questione, tuttavia offre delle prime indicazioni.
Stefania Somaré