Disabilità e lavoro. L’Italia non è al passo con l’Europa

L’Italia è stata bocciata sulle norme relative all’inserimento dei disabili nel mondo del lavoro: non ha applicato in modo completo i principi europei, in quanto le leggi in materia non considerano tutti i tipi di disabilità e la totalità degli aspetti del rapporto di lavoro. Sono queste le motivazioni che stanno alla base della procedura di infrazione avviata dalla Commissione europea nei confronti dell’Italia e che sono state condivise di recente da una sentenza della Corte di Giustizia europea. Più precisamente, secondo i giudici l’Italia non si è adeguata a quanto previsto dalla direttiva comunitaria 2000/78/CE sulla parità di trattamento in materia di occupazione e condizioni di lavoro. Secondo la Corte, il nostro Paese, così come gli altri Stati membri, deve prevedere l’obbligo per i datori di lavoro – senza però imporre loro un onere sproporzionato – di migliorare la vita del disabile nei luoghi di lavoro sistemando i locali, adattando le attrezzature, i ritmi di lavoro o la ripartizione dei compiti in funzione delle sue esigenze. Se l’Italia non porrà rimedio, la Commissione potrebbe avviare una nuova procedura di infrazione che potrebbe concludersi con pesanti multe. A questo proposito, ricordiamo che in Italia, secondo dati recenti, lavora solo il 16% delle persone con disabilità tra 15 e 74 anni (circa 300mila individui), contro il 49,9% del totale della popolazione, e che il tasso di inattività tra i portatori di handicap è quasi doppio (81,2% contro 45,4%).